Europei, si parte. Edizione numero 14, la prima nell’est europeo. Se si trattava di una scommessa, questa è stata vinta a metà. La Polonia ha fatto in modo di arrivare puntuale all’appuntamento, ma c’erano pocchi dubbi. L’Ucraina no, dando ragione a tutti quelli che individuavano in quest’ultima l’anello debole della catena: infrastrutture non realizzate, cantieri ancora aperti, gestione clientelare (a essere generosi…) di appalti e alberghi. A Kiev hanno fatto esattamente ciò che si temeva al momento in cui la coppia Polonia-Ucraina è spuntata fuori dalla busta bruciando la candidatura italiana. E la faccia terrea del presidente Uefa Michel Platini, che forse immaginava soluzione diversa, è ancora fissata nella memoria, a perenne monito di come (non) sarebbero stati gestiti i passi successivi fino all’avvio della manifestazione. Si comincia con il Gruppo A, quello meno attizzante dal punto di vista calcistico. Sarà bagno di folla per la Polonia a Varsavia contro la Grecia, ci sarà quindi curiosità per vedere che cosa proporranno due vecchie e gloriose scuole dell’est come Russia e Repubblica Ceca (noi dell’Italia ne sappiamo qualcosa). Attenzione già puntata su possibili protagonisti come Robert Lewandowski, leader del Borussia Dortmund e della squadra padrona di casa che, rispetto alla coorganizzatrice, possiede maggiori possibilità di proseguire il cammino. Un Europeo che pare avere una padrona assoluta (Spagna) e due serie alternative (Olanda e Germania). Le amichevoli che hanno preceduto l’evento hanno consegnato molte squadre apparse stanche e svuotate da campionati logoranti: la Spagna ha faticato contro la Cina, la Germania è stata ridicolizzata dalla Svizzera, l’Italia dalla Russia, il Portogallo dalla Turchia. Il grande palcoscenico internazionale può sanare tali ferite, ma occorrerà agire molto in fretta. Come sta provando a fare l’Italia, scopertasi improvvisamente nuda dopo tre amichevoli perse senza riuscire a segnare. Cesare Prandelli è stato bersagliato dalla sfortuna (Rossi e Cassano nel corso dell’anno, Barzagli nell’immediato inizio del torneo), dalla fretta (l’esclusione di Criscito causa avviso di garanzia: e la presunzione d’innocenza?) e dai dubbi. All’atto della lista dei 23 e, oggi, al momento del debutto.
Il ct cullerebbe l’idea di abbandonare la difesa a quattro per passare a quella a tre, in una riedizione della Juventus di Antonio Conte (anche per gli interpreti). Pericoloso farlo all’ultimo istante, senza test di livello. Ancor più pericoloso farlo adattando un centrocampista (De Rossi) per sostituire un centrale (Barzagli). Pericolosissimo farlo pensando di riportare in azzurro quanto visto in bianconero: condizione fisica e psicologica sono nettamente differenti, e tutte a favore della Juventus. L’augurio è di sbagliarci, visto che il primo avversario sarà la Spagna. L’Italia ha bisogno di cominciare più che bene per far dimenticare in fretta il flop sudafricano.