Una fuga per tre. Che potrebbe essere per quattro se il meno uno in classifica non tenesse dietro la Sampdoria. Quella blucerchiata è la sorpresa dei primi 180 minuti di campionato, insieme con l’ottimo Catania. Ferrara ha fatto in fretta a darle un’identità e un’idea di gioco, al punto che anche gli ultimi ingressi come Maresca non faticano a entrare in sintonia con i nuovi compagni. E Lopez in attacco può essere una carta importante in più. Le tre in questione sono volti noti. La Juventus non sbaglia un colpo, anche se a Udine viene aiutata dall’arbitro Valeri: il rigore che apre il match c’è, non c’è invece l’espulsione di Brkic che mette in una direzione prefissata la gara dopo nemmeno 15′. Pozzo si lamenta molto: ha ragione. Ma sarebbe più opportuno lamentarsi con se stesso per il modo in cui ha nuovamente indebolito il gruppo a disposizione di Guidolin. In queste condizioni è stato facile per la Juventus affondare i colpi, ribadendo la bontà di un sistema di gioco in cui il centravanti vecchia maniera è un retaggio del passato. Insieme ai bianconeri ecco Napoli e Lazio. La squadra di Mazzarri si rivela più forte di un terreno di gioco al San Paolo imbarazzante a certi livelli, sfruttando l’incapacità della Fiorentina a concretizzare il lungo palleggio. I tifosi azzurri già impazziscono per Insigne, premiato da Prandelli con la convocazione nell’Italia: Lavezzi è dimenticato. La Lazio invece cresce con il trascorrere delle partite, dopo le poco convincenti prove estive. Klose ribadisce di essere pressoché insostituibile, in un complesso che fa della compattezza la propria forza. Capitolo milanesi. Il Milan trova la prima vittoria ma non un gioco convincente. Pazzini nasconde le magagne, Allegri è alle prese con un cantiere aperto: il successo di Bologna non dev’essere un’illusione. Come invece aveva forse illuso la vittoria dell’Inter a Pescara. Visto cosa hanno fatto gli abruzzesi contro il Torino e visto che cosa hanno combinato i nerazzurri al primo vero esame, occorre nuovamente tenere il giudizio sospeso su Stramaccioni. Vero che la Roma vista a San Siro ha avuto una tenuta dietro che non ha vanificato il solito eccellente lavoro là davanti, ma è anche vero che le due reti prese del Vaslui in Europa sono un piccolo, ma brutto, segnale.