Il campionato cerca ancora se stesso nel 2013. Le certezze sono svanite, i dubbi aumentano e cammini che si pensavano certi si riscoprono irregolari. Basti vedere la classifica delle prime giornate dell’anno nuovo: guidano Catania, Milan e Napoli con 10 punti, segue l’Udinese con 9, poi il Torino con 8 e la Lazio con 7. Solo 5 i punti per Inter e Juventus, appena 2 per la Roma e uno solo per la Fiorentina, salutata come la grande sorpresa del torneo e rapidamente eclissatasi. A più lunga scadenza, spicca la rimonta rossonera che ha recuperato su tutte le squadre che erano davanti da fine ottobre, con un clamoroso +10 sulla Roma e un +8 sull’Inter. In cima Juventus – al di là degli episodi arbitrali (e su tutti i fronti) – manifesta i problemi di continuità intravisti nelle ultime giornate: fatica a costruire, altrettanto a concludere, con la difesa punita alla prima occasione. Quasi che il ritorno di Conte in panchina avesse tolto serenità al gruppo, come uno studente che sente il fiato opprimente del genitore sul collo: non c’è più la capacità di riprendersi con forza e serenità, che era stata la forza bianconera. Inutile poi lamentarsi dei rigori negati se lo spettacolo sul campo non convince: il pareggio è arrivato contro il Genoa terz’ultimo che, causa infortunio, ha giocato nel finale con un uomo in meno. Un andamento altalenante di cui prova ad approfittare il Napoli. Il Parma in casa non aveva mai perso, è capitato contro la squadra di Mazzarri, spinto dai soliti gemelli diversi Hamsik e Cavani. Svantaggio ridotto a tre punti e fiato sul collo della Juventus. Si allontanano inesorabilmente le altre inseguitrici, più brave a farsi del male da sole che a tentare di agganciare i bianconeri: la Lazio incoccia nella solidità del Chievo, l’Inter fa i conti con il buon momento del Torino (sottolineando come fosse eccessivamente illusorio il successo contro il povero Pescara), la Roma si scopre lacerata all’interno dopo le accuse di Zeman, la Fiorentina prosegue nella rottura prolungata. Situazioni di cui approfittano Milan e Catania: il primo allarga la lotta nella zona Champions, lanciando segnali più convincenti al Barcellona in chiave ottavi; il secondo predica concretezza contro la Fiorentina, superando la Roma e candidandosi per l’Europa League.

Frenata collettiva sul fondo e accelerazioni libere a livello verbale, che accendono già il rimpianto per la morte di Garrone: eccessive quelle della Juventus (specialmente con Marotta a fare sterili polemiche sulle radici dell’arbitro Guida), rivelatrici quelle già accennate di Zeman. A dimostrazione che una società non può delegare ma deve avere sempre un presidente coinvolto direttamente nella squadra. Ultimi giorni di mercato, infine. Anche da queste parti la chiarezza non è tutto: la Juventus blocca Llorente per giugno e si accontenta dell’usurato Anelka per l’oggi, l’Inter si ferma per ora a Rocchi, il Milan è appeso ai desideri del Manchester City per un Balotelli tutto da verificare, la Fiorentina scommette tra giovani e fine-contratto, le romane stanno ferme, Genoa e Palermo rivoluzionano dopo gli errori estivi (e occorre vedere con quali risultati). Un calcio in affanno, a ogni livello dopo aver assistito anche a scelte discutibili- come le relative dinamiche – dei vari dirigenti nazionali.