E nove. La Roma aggiunge un’altra vittoria alla sua serie iniziale, eguaglia la Juventus di Fabio Capello annata 2005-06 e si fa gioco di chi si illudeva di vedere le avversarie più vicine. Invece la trasferta di Udine è servita a confermare la bontà del gruppo messo nelle mani di Rudi Garcia. Un gruppo che sa essere più forte di avversità che ti tolgono il simbolo imprescindibile (Totti) oppure uno degli uomini più in forma (Gervinho). Oppure di circostanze che potrebbero complicarti la vita, come l’espulsione di Maicon nel momento migliore dei giallorossi, dopo che avevano contenuto le iniziative avversarie (anche con un pizzico di fortuna). Invece Garcia è stato logico a correggere la squadra secondo i dettami classici imposti da queste situazioni (fuori un punta e dentro un centrocampista, Bradley per Borriello) ed è stato soprattutto bravo a chiedere ai suoi di non limitarsi ad alzare barricate per portare via lo 0-0. La rete proprio di Bradley è stata la conseguenza di tale atteggiamento, reso possibile dalla determinazione della squadra, dalla capacità di gestirla tatticamente e anche, e soprattutto, atleticamente: la Roma in dieci non ha dato l’impressione di andare in sofferenza e, particolare di non poco conto, ha ancora risolto una partita nella ripresa. Una vittoria che ha lasciato un po’ deluse Napoli e Juventus, che si trovano ancora lontane cinque punti. Ma entrambe devono comunque trarre segnali positivi dalla giornata. Il Napoli perché, sia pure con il contributo di due rigori non limpidissimi, ha battuto il Torino, dando continuità alla vittoria di Marsiglia in Champions e sottolineando di aver già metabolizzato la sconfitta con la Roma all’Olimpico. La Juventus perché ha invece cancellato la delusione europea contro il Real Madrid offrendo una prova tremendista vecchio stile, con il Genoa praticamente impossibilitato a uscire dalla propria area. Restano segnali di nervosismo, come le polemiche in cui si è esibito Conte, ma è particolare da concedere al gioco delle parti (mediatiche). Nell’anticipo l’Inter ha ristabilito le gerarchie, battendo e superando in classifica il Verona. Ma Mazzarri deve ritrovare una fase difensiva più convincente di quella vista a San Siro e che ha permesso all’avversaria di rientrare in gara: il ritorno di Samuel sarà aiuto quantomai necessario. A Parma, invece, il Milan è stato inguardabile a lungo. O meglio, fino a quando il fantasma di Balotelli si è aggirato sul campo. Dopo la sua sostituzione con Matri, Allegri ha rivisto voglia e carattere, fino all’errore finale che ha consegnato la vittoria agli emiliani, senza nulla rubare. Troppi continuano però a essere i problemi di una squadra con limiti evidenti, come Constant ingiustificabile sulla fascia sinistra, sia pure in un ruolo reinventato. E se ora si aggiunge la crisi di identità del centravanti… Milan ormai a undici punti dal terzo posto, cui guarda nuovamente la Fiorentina. Montella è stato bravo a nascondere i problemi legati agli infortuni e Cuadrado a Verona ha fatto un altro passo in avanti verso la maturità definitiva (grazie all’aiuto di Rossi che, se non segna, fa segnare: due assist). Mercoledì, nel turno infrasettimanale, arriva l’esame Napoli, nella partita più interessante della decima giornata.