E ora fari puntati sul 5 gennaio. Quella sera, a Torino, si troveranno di fronte Juventus e Roma, sarà l’ultima possibilità di capire se il campionato si potrà riaprire oppure se il 2014 sarà una discesa agevole verso il terzo scudetto consecutivo dell’epoca Conte. In questo momento lo strapotere dei bianconeri è incontestabile, a Bergamo è arrivata la nona vittoria consecutiva, ottenuta quasi in scioltezza dopo essersi scrollati dalle spalle il pareggio dell’Atalanta come se fosse una macchia sgradevole ma non indelebile. Colantuono spiega che cosa fa la differenza in questo momento a favore dei bianconeri. E così è stato nell’abituale festa del gol cui hanno preso parte il solito Tevez, più Llorente, Pogba e Vidal. Con 39 reti in 17 partite, nessuno possiede l’attacco di cui può disporre Conte, cui occorre aggiungere una difesa seconda soltanto a quella della Roma. Indice di un equilibrio quasi perfetto e pressoché inattaccabile, almeno in Italia. L’ultima speranza, come detto, risiede nei giallorossi che, con il ritorno a tempo pieno di Totti, hanno trovato una vittoria convincente contro il sempre più derelitto Catania. Anche Garcia è chiaro. La Roma insegue staccata di cinque punti, può contare su impianto di gioco solido e sulle qualità di alcuni singoli. Che tutto questo basti però a incutere timore nei bianconeri, sarà tutto da verificare nello scontro diretto. Campionato che sembra risolversi in una corsa (forse) a due per il titolo. Dietro torna tutto in bilico per le nuove fatiche del Napoli. Sabato, a Cagliari, Benitez ha accusato le condizioni di un terreno di gioco che ha messo in difficoltà i suoi. Aggiungiamo che, tenuto conto dell’assenza di Hamsik, si ha però l’impressione che chi potrebbe fare la differenza non riesce a caricarsi sulle spalle il gruppo nei momenti di difficoltà collettiva. E non è la prima volta che capita, al contrario di quanto si vede nella Fiorentina (Rossi ancora una volta decisivo) e nell’Inter. La squadra nerazzurra ha regalato il primo derby a Thohir con una delle prestazioni meno convincenti

… praticamente ingiustificabile per tutto il primo tempo e per larga parte del secondo, fino a quando Mazzarri non si è deciso a cambiare il centrocampo per dargli la qualità e il dinamismo che il duo Taider-Zanetti non poteva garantire. A decidere è però stato l’unico che fino a quel momento si era salvato, impegnando da solo la difesa del Milan: il colpo di tacco di Palacio è già passato all’immaginario collettivo interista. E Allegri, più che arrabbiarsi con l’arbitro (Mazzoleni ha sbagliato su entrambi i fronti), dovrebbe prendersela con i suoi, incapaci di affondare i colpi nelle amnesie altrui. Fiorentina e Inter che si mettono a caccia del Napoli, Milan che non si solleva dalla mediocrità: al di là dell’ottimo Torino (della splendida coppia Immobile-Cerci, 17 reti in due), dai 20 punti fino ai 13 del Livorno penultimo in classifica, si muovono ben dodici squadre. Si tratta di una frattura netta e preoccupante tra l’elite e il resto del mondo, indice di una serie A sempre più mediocre. Come un campionato scozzese qualsiasi e perciò destinato all’anonimato europeo, come la Champions League ben indica.