La rete di Mattia Destro regala ancora speranze di significato al campionato. Non soltanto permette alla Roma di battere la Fiorentina, ritrovando una vittoria che mancava dopo quattro pareggi. Soprattutto consente ai giallorossi di tenere a dignitosa portata di mano la Juventus: tre punti, che impediscono alla capolista di immaginare che tutto sia facile. Un pensiero che sicuramente non ha sfiorato la mente di Antonio Conte, abile di suo a mettere pressione sulla propria squadra. Lo si è visto anche nell’anticipo contro il Bologna, battuto innanzitutto sul piano della furia agonistica e del passo, quasi che fosse quella bianconera la formazione alla disperata ricerca di punti. Una vittoria agevole e convincente, giusta risposta a chi ipotizzava problemi dopo l’infortunio di Pirlo, non uno qualsiasi. La Juventus ha gestito il tutto in scioltezza, centrando il successo consecutivo numero sette. Ventun punti che hanno inciso sul campionato ma non l’hanno deciso. Merito, come detto, della Roma. La partita contro la Fiorentina è stata a tratti spettacolare, l’ha vinta chi sa commettere meno errori: la facilità a distrarsi appare in questo momento il vero problema di crescita della squadra viola. Bravo ancora una volta Garcia a recuperare preziose risorse in panchina e bello che sia stato uno come Destro a mettere il sigillo sul match: la sua assenza si era avvertita, non soltanto in chiave di club.

Un duello per lo scudetto che sembra ridursi a una corsa a due, dopo l’ennesima uscita a vuoto del Napoli. Forse i giudizi sulla squadra di Rafa Benitez avevano peccato di eccesso di ottimismo, e ce ne scusiamo. Anche contro l’Udinese sono state troppe le amnesie per poter addossare tutte le colpe al solo reparto difensivo. Una squadra che incassa 17 reti in 15 partite non può pretendere di entrare tra le grandi, proprio perché in Italia (ma non solo) i risultati si costruiscono sugli equilibri. E il Napoli in questo momento non li ha: vuoi per un sistema di gioco che non appare tagliato su misura per gli interpreti (troppo leggeri i mediani azzurri in questa stagione), vuoi per limiti di alcuni interpreti (stavolta sì) della difesa. E mercoledì contro l’Arsenal in Champions League il tecnico spagnolo si gioca gran parte della credibilità ritrovata dalle nostre parti. In stallo anche le milanesi: l’Inter non riesce a regalare la prima vittoria a Thohir, il Milan si inceppa a Livorno, facendo ricredere anche chi si era convinto di una crisi dimenticata per aver battuto avversarie malleabili quali Celtic e Catania. Entrambe le squadre vivono sui lampi dei singoli (Palacio e Balotelli) e questo la dice lunga sulla mancanza di un’identità precisa. Riparte il Verona, con un aiuto arbitrale sul rigore decisivo. Chievo e Sampdoria confermano di aver visto giusto nella decisione di cambiare tecnico: terza vittoria consecutiva per Corini e primo successo, dopo due pareggi, per Mihajlovic. Due allenatori che hanno giocato nei club che oggi guidano, e questo non può essere banale e/o casuale. In avvitamento la Lazio, che non vince dal 27 ottobre (2-0 al Cagliari) ed è ancora orfana di Klose. Guarda caso parecchi stranieri faticano a guarire dagli infortuni (vedi Gomez a Firenze). Ed è sicuramente una coincidenza che ciò avvenga nell’anno che precede il Mondiale…