Giornata spezzettata su quattro giornate, con emozioni a distribuirsi equamente: prima la conferma del Milan di Balotelli, quindi la caduta della Juventus, a seguire il flop del Napoli e il tonfo dell’Inter, infine oggi la chiusura con la Lazio. Ed è un finale importante perché la squadra di Petkovic – a Siena – deve rispondere a chi la sta insidiando in zona Champions League. Considerazioni sparse. Innanzitutto le giustificazioni di alcuni allenatori delle squadre succitate che, in coro, hanno individuato negli impegni europei una delle cause (meglio: la principale) delle fatiche italiane. Vero, perché le coppe sono sempre un’incognita con cui dover fare i conti, dal punto di vista fisico e sotto il profilo mentale. Un po’ meno vero, se si assiste ad alcune tendenze in serie A. La Juventus, per esempio, aveva avuto un rendimento altalenante ben prima del Celtic. L’Inter, poi, era reduce da tre sconfitte nelle otto gare pre-Cluj. Tendenze confermate sul campo. I bianconeri non hanno messo mai in difficoltà la Roma, cui Andreazzoli ha dato un sano ordine dopo le ideologie zemaniane. Conte l’ha comunque ammesso, quando ha affermato che i suoi non hanno giocato da squadra, ed è forse l’analisi più centrata del match. I nerazzurri sono invece apparsi letteralmente in balia della Fiorentina, al di là delle quattro reti incassate. Occorreva tenere anche conto delle molte assenze ma, la sensazione, è attualmente quella di una confusione tattica e ambientale: sul campo, con i giocatori che non sanno quali movimenti fare; fuori del campo, con il presidente Moratti costretto a scortare la squadra in trasferta, quasi come un tutor del tecnico fortemente imposto. Certamente non appare il modo migliore per avvicinare il derby con il Milan. Le due squadre stanno vivendo un momento esattamente invertito rispetto alla partita dell’andata, per risultati e condizione mentale. Basti pensare che nel 2013 i rossoneri hanno collezionato 17 punti contro gli appena 8 dei nerazzurri. E, in mezzo, ci saranno ovviamente le coppe