La Juventus ringrazia (e non è la prima volta…) e saluta. La rete di Giaccherini all’ultimo assalto utile contro il Catania potrebbe essere quella che significa scudetto, il secondo consecutivo della gestione Antonio Conte. Ben più importante di quello della passata stagione: nel 2012 era il titolo dell’orgoglio ritrovato, quello del 2013 sarebbe quello della conferma, l’aspetto sempre più complicato in un torneo non bello – ma difficile – qual è quello italiano. Ovvio: tutti diranno che a dieci giornate dalla fine non vi è alcunché di certo ma, oltre ai nove punti di vantaggio, c’è anche la condizione poco convincente (e convinta) di chi insegue. Particolare che dà fiducia alla Juventus negli ultimi due mesi di campionato e, soprattutto, le permetterà di gestire con maggiore tranquillità la Champions League. Particolare non da poco. Le inseguitrici, quindi. L’unica veramente convincente – al di là di sviste arbitrali – è il Milan ma il distacco è tale da non vellicare le tentazioni rossonere. Meglio concentrarsi sul secondo posto, quello che permette l’accesso diretto alla fase a gironi della Champions League. Il Napoli è ormai distante appena due punti ma, soprattutto, appare in una fase tremendamente involuta. A cominciare da Walter Mazzarri che, invece di affrontare i problemi interni, preferisce perdersi in una guerra mediatica sui numeri per dimostrare la validità del suo lavoro. Un errore, perché non ce ne è bisogno e dà l’impressione di una debolezza che non aiuta la squadra. Come si è visto a Verona, in balia del Chievo e ancora una volta azzoppata dal suo uomo migliore. Edinson Cavani sbaglia il rigore che avrebbe potuto riaprire il match: il gol gli manca in campionato dal 27 gennaio, per i campani è la quinta partita senza vittorie. Ne approfitta la Fiorentina, che torna a vincere fuori casa e, aspetto non secondario, contro una diretta rivale: superata in classifica la Lazio, che paga più del dovuto la perdurante assenza di Miro Klose e l’impegno in Europa League. Nulla, però, in confronto all’ennesima magra figura incassata dall’Inter, presa a bastonate in Europa e battuta in casa dal Bologna. Squadra che naufraga sul piano del gioco e che, soprattutto, rischia di bruciare anche i rari talenti che indossano la maglia nerazzurra. C’è da dubitare che si sarebbe salvato un altro allenatore al posto di Andrea Stramaccioni, che appare prigioniero di un compito forse più grande di lui. Accelerata generale sul fondo. Vincono, oltre a Chievo e Bologna, anche Parma, Cagliari, Atalanta e, soprattutto, Siena. Un successo fuori casa che spinge il Palermo in serie B e mette tanta paura al Genoa.