Agli inferi e ritorno: penne già pronte a cantare la fine dell’Inter. E, con lei, di Andrea Stramaccioni, colpevole di incertezze tattiche e di accantonamento del talento (prima Sneijder e poi Cassano). Sotto di due reti all’intervallo a Catania, scivolata in classifica dietro Fiorentina e gli stessi siciliani. Poi il risveglio, dettato dall’orgoglio personale e dai passi indietro del giovane tecnico, che boccia le scelte del primo tempo e butta in campo chi – in questo momento – può fare veramente la differenza. Come Rodrigo Palacio, due gol e un assist che fissano la rimonta nerazzurra. Con una sonora bocciatura al mercato di gennaio: Kuzmanovic e Rocchi sotto la doccia dopo 45 minuti, Kovacic imbullonato alla panchina. Nulla è mai lineare, all’Inter. Anche quando si firma un’impresa. Tre punti che tengono i nerazzurri in piena corsa Champions, l’unico obiettivo che – allo stato attuale – pare destare il solo motivo d’interesse in campionato. Là davanti basta poco alla Juventus per dedicarsi interamente all’Europa. Vero che il calendario non è semplice, visto che ci sarà il confronto con le due milanesi più un derby che è sempre un’incognita, ma sei punti di vantaggio sulla seconda sono divario consolante. I bianconeri hanno gestito senza problemi lo scontro diretto di venerdì, evidenziando subito al Napoli chi fosse il padrone in campo. Azzurri ancora bocciati a una prova di maturità, il passo che la squadra di Mazzarri proprio non riesce a fare. Un’impresa, soprattutto quando Cavani vive periodi di latitanza come quello in corso. Il terzo posto è ora proprietà del Milan, il più convincente nel 2013, in cui è la squadra che ha raccolto il maggior numero di punti. Non c’è Balotelli, contro la Lazio risolve Pazzini, giocatore tanto umile quanto prezioso. Rizzoli dà una mano con certe decisioni, questo è fuori discussione, ma i rossoneri danno l’impressione di essere in questo momento la squadra più in forma. E, vista la carta d’identità di titolari attuali e futuri, si disegna uno scenario a tinte rossonere per il campionato che verrà. A Roma continua l’opera di smantellamento dell’eresia zemaniana per mano del concreto Andreazzoli, alla terza vittoria consecutiva: prima sconfitta del Genoa versione Ballardini, prima rete per il giovanissimo giallorosso Romagnoli e applausi per Totti, giunto a 225 gol in serie A, affiancando una macchina da guerra qual era Gunnar Nordahl. Davanti resta il solo Piola, praticamente inarrivabile con la cifra-monstre di 274. Prosegue schizofrenica la marcia della Fiorentina che, da sei giornate, alterna una sconfitta a una vittoria, e si rifà sotto l’Udinese. La Sampdoria formato Delio Rossi si conferma una delle più belle realtà del 2013, nuovamente sotto il segno di Icardi. E il Cagliari sembra dare ragione allo scaramantico Cellino, che voleva restare in carcere (anche) perché la sua squadra non aveva mai perso con lui dietro le sbarre: gli arresti domiciliari del presidente hanno coinciso con la botta di Bologna. Sul fondo sembra tutto deciso, a meno di improbabili crolli: Siena, Palermo e Pescara e meno cinque dal Genoa. In Abruzzo cacciano anche Bergodi, dopo la separazione da Stroppa: come affidare oggi il governo a Beppe Grillo, condannando poi un eventuale fallimento…