Senza sottilizzare se siano 29 oppure 31, partiamo da due. Due scudetti come quelli di Antonio Conte, subito vincente appena chiamato dalla Juventus. Confermarsi – raccontano in Italia – è sempre l’aspetto più complicato. I bianconeri ci sono riusciti senza rinnegare la storia avviata la passata stagione (squadra monolite, per determinazione e compattezza), approfittando anche di un inaspettato eclissarsi della concorrenza: Milan messo fuorigioco in estate da una campagna dismissioni, Inter smarritasi per strada tra equivoci tattici e una serie assurda di infortuni, Napoli ancora incapace di porsi come reale alternativa per mancanza di continuità nei momenti decisivi. Quella che hanno proprio avuto i bianconeri, che hanno assestato il colpo mortale al campionato quando le altre hanno esitato: dieci partite dalla sconfitta contro la Roma all’Olimpico, nove vittorie e un pareggio – non banale – in casa del Napoli. Giusto per far capire chi fosse il signore del campionato. Ed è giusto che il sigillo finale sia stato messo da Arturo Vidal, cinque reti nelle ultime quattro partite, il miglior marcatore per la Juventus con dieci gol. Lui, un centrocampista. A sottolineare la bontà del gioco di Conte, andato a vincere il titolo per due anni consecutivi senza un terminale offensivo che non fosse l’Ibrahimovic del Milan oppure il Cavani del Napoli. La forza e, insieme, il limite bianconero, come evidenziato dalla Champions League. Qui occorrono elementi che sappiano anche vincere la partita da soli, come lo è stato Lewandowski per il Borussia Dortmund oppure Robben per il Bayern. Ed è qui che si misureranno le prossime ambizioni juventine anche in chiave di mercato, almeno a dar credito ai moniti lanciati in questi giorni da Conte.

Campionato che non ha solo delineato la prima della classifica. Il Napoli è ormai certo del secondo posto, come lo è quasi il Milan del terzo. I rossoneri evidenziano contro il Torino quanto conti Montolivo nei loro equilibri, senza di lui – e con El Shaarawy in riserva – mancano soluzioni alternative a un ruminare inutile di calcio. Soprattutto il Milan può ringraziare l’autogol della Fiorentina caduta in casa – con qualche nuova polemica arbitrale – contro la Roma. Con quattro punti di svantaggio, e tre partite da giocare, le ambizioni Champions dei viola non hanno subito un duro colpo. Perde ancora l’Inter, ma è ormai una non-notizia. Scivola all’ottavo posto in un giorno dettato dalle meraviglie degli attaccanti: le cinque reti di Klose, le tre di Bergessio e Cavani. Ma, soprattutto, il gioiello del secondo gol di Di Natale, andato a 35 anni oltre quota 20 per il quarto anno consecutivo, impresa riuscita in tempi recenti al solo Gabriel Batistuta. Sul fondo accelerata del Genoa, che manda il Pescara in serie B. Allungo sul Siena, ormai vicinissimo alla retrocessione, e – soprattutto – sul Palermo. Ma non staremmo molto tranquilli se fossimo nei panni del Torino. Si torna subito in campo e, nel turno infrasettimanale, i granata ospitano proprio il Genoa: una sconfitta sarebbe esiziale, pur se il Palermo dovrà affrontare l’ottima Udinese di questo periodo.