Una squadra sola al comando (in attesa della Roma) e, sorpresa, non è la Juventus. Che il Napoli potesse essere quest’anno un’alternativa seria e credibile, lo si era raccontato e scritto. Difficile era comunque immaginare un salto di qualità immediato e concreto. Lo si è rivisto alla prova turnover, un atteggiamento sempre indigesto nell’epoca-Mazzarri: su tutti una sconfitta imbarazzante in casa del Chievo due stagioni fa, che aveva dato una prima mazzata alle ambizioni in campionato. Anche Benitez non si è sottratto alla logica della turnazione, in chiave Champions. Ma se prima il rimescolamento avveniva mandando in campo giovani di dubbia qualità come Fideleff oppure di logorata carriera come Donadel, oggi il Napoli può mettere a disposizione nomi come Cannavaro, Mesto, Mertens, Armero. Gente che garantisce un livello quasi pari ai titolari e che permette di bypassare gli ostacoli in campionato. Certo, contro l’Atalanta si è avuto bisogno dell’ingresso di gente come Hamsik e Callejon, ma il fatto che i compagni non abbiano ceduto dal punto di vista della concentrazione e che siano stati sufficienti pochi minuti a chi è subentrato per essere decisivo, rappresenta un segnale di grande importanza. Anche perché le controprove saranno immediate, mercoledì contro il Borussia Dortmund e domenica a San Siro contro il Milan. Allo stesso modo appare convincente la strada intrapresa dall’Inter. Lo si è visto contro la Juventus, la partita che la passata stagione aveva creato parecchie illusioni dopo la vittoria a Torino della squadra allora guidata da Stramaccioni. I nerazzurri hanno messo in difficoltà la controparte con un atteggiamento fatto di grande dedizione e semplice linearità, come si è visto nell’azione del gol: la ritrovata voglia di Alvarez, che strappa palla a Chiellini, e il modo in cui costruisce l’assist per Icardi. Ma è sempre una strada, perché alla Juventus è bastato poco tempo per trovare il pareggio, sfruttando un’indecisione della difesa. Una capacità di reazione e concretezza che l’Inter deve ancora assimilare completamente per tornare credibile nella lotta per il titolo. In questo aiuterà anche l’ormai prossimo rientro di Milito a tempo pieno. In casa rossonera, invece, tengono banco gli infortunati, ma si tratta di una situazione ormai radicata da quelle parti. Squadra troppo rabberciata per essere vera, ma anche troppo molle per essere credibile, come si è visto in casa del Torino. Ha nuovamente debuttato Kakà sul palcoscenico italiano, una prova poco ispirata nella testa e poco supportata dal fisico.
Non può essere lui la cura per un Milan in cui, e se ne è avuta ancora una volta la controprova contro i granata, sarebbe servito innanzitutto cercare un rinforzo di livello tecnico e fisico in difesa. Segnali importanti arrivano dalle neopromosse: 6 punti per Livorno e Verona, ora davanti, per esempio, allo stesso Milan. Fortunati i veneti, contro l’altra matricola Sassuolo, che avrebbe meritato qualcosa in più della sconfitta. E convincenti i toscani, andati a mettere sotto il Catania, grande sorpresa della passata stagione, oggi ancora a quota zero: Nicola sta replicando in serie A le buone cose fatte vedere un gradino più sotto. Nel primo derby di stagione rinasce il Genoa, grazie a una Sampdoriainguardabile e a un Gilardino ineguagliabile. E a proposito di grande vecchi, ecco il primo gol di Totò Di Natale, buono per festeggiare le 300 partite in serie A con l’Udinese. L’obiettivo è quello di andare oltre le 20 reti per il quinto anno consecutivo, non c’è mai riuscito nessuno.