Impressionano i 18 punti della Roma, frutto di sei vittorie consecutive: ancora tre successi e verrà eguagliato il record dalla Juventus 2005-06. E impressionano allo stesso modo le 17 reti realizzate, con nove giocatori differenti, e l’appena una subita. Ma impressiona più di tutto il modo in cui la squadra sta sul campo, sempre attenta e concentrata in ogni situazione, dal primo all’ultimo minuto. Pronta ad azzannare l’avversario, prendendolo alla distanza – come era accaduto nelle prime cinque giornate – oppure marchiandolo a fuoco alla prima distrazione, come è avvenuto con l’improponibile Bologna di domenica sera. Il merito è di Rudi Garcia, che ha saputo cancellare i veleni della gestione Zeman e il fallimento di quella Andreazzoli nel volgere di poco più di due mesi. Il tecnico francese ha gestito al meglio una campagna estiva fatta di cessioni eccellenti che hanno portato nelle casse oltre 80 milioni. Quelli che è stato possibile investire sul mercato, è stato speso al meglio: dai 16 per Strootman al mezzo milione per De Sanctis, senza dimenticare Ljajic, Gervinho e Maicon. Gli altri particolari sono stati la gestione di Totti, la riscoperta di De Rossi (cui Zeman preferiva Tachtsidis…), la consacrazione di Florenzi in un ruolo (largo a destra nel 4-3-3) che potrà venire utilissimo a lui e a Prandelli in chiave azzurra. Certo, derby escluso la Roma ha avuto finora un calendario amico: la trasferta contro l’Inter e l’impegno interno contro il Napoli saranno i prossimi due passaggi fondamentali. Ma la strada intrapresa, dopo le ossessioni zemaniane, appare quella giusta.

Dietro reggono il passo in modo differente Napoli e Juventus. Il primo pone fine all’esperienza di Liverani tramortendo il Genoa nell’anticipo. Lo fa riscoprendo alcune delle alternative (Pandev su tutti) che avevano fallito contro il Sassuolo. Il segnale che il turnover funziona quando la testa c’è, perché le qualità di chi non è titolare fisso sono quest’anno indiscutibili. La seconda vince un derby brutto e inutilmente esasperato, affrontato dal Torino con troppi timori, sull’onda dei ceffoni incassati la passata stagione. Conte ha fatto riposare Pirlo e ha ottenuto il massimo con il minimo sforzo, sempre importante alla vigilia di un impegno europeo. Anche il Milan si avvicina alla Champions con una vittoria, ma quella ai danni della Sampdoria è stata tutt’altro che lineare. E Matri, piuttosto che una risorsa, in questo momento si sta rivelando un problema, ancor più grave in un frangente in cui l’attacco è a pezzi.

Alle polemiche del derby si sono aggiunte quelle di Mazzarri (un po’ contro la Fiorentina ma, in generale, contro il mondo intero) prima e dopo il pareggio dell’Inter al cospetto del Cagliari. Un vizio, quello di recriminare, su cui il tecnico nerazzurro è spesso scivolato in passato, facendo scivolare in secondo piano la bontà del lavoro svolto sul campo. Meglio evitare, in un contesto in cui le parole fuori luogo non hanno mai portato nulla di buono. Anche perché il campionato si prospetta quanto mai interessante, e non soltanto per il rimescolamento in testa. Il Verona coglie la terza vittoria, il Sassuolo dà seguito ai segnali di risveglio rimontando contro la Lazio dopo essere stato sotto di due reti, il Catania coglie il primo successo. Si promettono sorprese anche sul fondo.