Un passo indietro, ai due anticipi di sabato. Due 1-1 identici soltanto nel risultato. Quello del Napoli, in casa contro il Chievo, è andato a confermare i dubbi sollevati dalla gestione di Rafa Benitez. La sua squadra, finora, non ha saputo crescere per l’incapacità di fare risultato contro le cosiddette medie-piccole avversarie. Troppi ritardi hanno accumulato gli azzurri per essere credibili già questa stagione, e andando così a deludere le aspettative di chi aveva frettolosamente trovato in loro un’alternativa alla Juventus. Tanti uomini chiave non hanno risposto adeguatamente per poter rendere credibile l’intera squadra. Passaggio che invece è riuscito a compiere la squadra di Antonio Conte. Nei singoli soprattutto, visto come sono stati adeguatamente bypassati elementi un tempo inamovibili come Marchisio oppure ritenuti insostituibili come Pirlo. L’ultimo esempio, in casa della Lazio. Vero che i bianconeri hanno fermato a dodici la serie di vittorie consecutive, ma il pareggio vale come un successo: per come hanno trovato il punto, con l’uomo in meno, e per come hanno cercato comunque la vittoria. Una condizione mentale che, in questo momento, può essere pareggiata unicamente dalla Roma. Lo si era visto nel gran periodo delle dieci vittorie consecutive iniziali, lo si rivede oggi, quando i giallorossi restano l’unica alternativa possibile allo strapotere juventino in Italia. Avrebbero dovuto vincere a Verona per portarsi a meno 6, lo hanno fatto, con qualche fatica e con tanta determinazione, nella consapevolezza di aver nulla da perdere in campionato. E, quindi, con maggiore libertà mentale.
Un’occasione invece sprecata dalla Fiorentina, che avrebbe potuto avvicinare la zona Champions a un solo punto. I viola si sono infatti imporre un clamoroso 3-3 interno dal Genoa. Tante le attenuanti, a cominciare dalla serie di infortuni (ultimo, quello di Borja Valero) che stanno bersagliando la squadra. Ma quando si recupera una partita e la si mette su binari favorevoli, è delittuoso fallire l’occasione. Torino e Parma, sorprendentemente, fanno invece sentire il loro fiato sul collo dell’Inter. In casa nerazzurra si torna a vivere psicodrammi che si pensava sepolti: la società ostaggio della curva, la squadra imballata e impaurita. E’ bastato un Catania ben organizzato per mettere a tacere l’Inter, con le solite scuse risibili di Walter Mazzarri (come si fa a parlare di inesperienza?) e con un cammino imbarazzante nel 2014, frutto di due pareggi e due sconfitte in campionato. A fare da contraltare c’è la seconda vittoria consecutiva per il Milan di Clarence Seedorf, anche questa nel finale, come contro il Verona. Stavolta c’è stata la rimonta a Cagliari, nel segno del giovane e del vecchio: Balotelli&Pazzini. Una rimonta che non deve però nascondere i limiti di gioco e i soliti problemi comportamentali di SuperMario, che deve per forza avere tutti contro (stavolta i tifosi rossoblù, anche per vecchie ruggini) per sentirsi qualcuno:
Il cartellino giallo farà scattare la quinta giornata di stop in campionato, un po’ troppo francamente. Polemiche per Balotelli, insulti per Nainggolan all’aeroporto di Cagliari da parte dei tifosi rossoneri, striscioni polemici di quelli nerazzurri a San Siro, tweet polemici sparsi dappertutto in maniera inopportuna. E, come se non bastasse, parecchi errori arbitrali, su tutti il rigoredell’1-0 concesso al Torino. Ci sarà da divertirsi oggi all’incontro arbitri-capitani di serie A a Milano…