Meno 40: un distacco così umiliante dalla testa della classifica non si era mai visto nella storia recente del Milan. Ma è sostanza di oggi, del momento peggiore della gestione della famiglia Berlusconi perché, allo stesso modo, non si erano mai viste una dirigenza così confusa, una conduzione tecnica così arrancante e una squadra così smarrita. Al Milan pensavano che tagliare i costi e parlare genericamente di “giovani” – così come si ama fare oggi – sarebbe bastato a ricrearsi una verginità. Invece il calcio ancora una volta è qui a dimostrare che, salvo rari casi, il prodotto della domenica è il frutto di un lavoro antecendente. A differenza di molti altri sport, le sorprese possono essere all’ordine del giorno, ma l’improvvisazione si paga. E si torna alla trimurti di prima. E quindi una dirigenza incapace di intervenire con attenzione sul mercato (e con il progetto “giovani” clamorosamente smentito nel giro di pochi mesi). E quindi una squadra incapace di uscire unita da una situazione complicata. E quindi un tecnico (Seedorf) che preferisce parlar male di chi l’ha preceduto, incapace di analizzare gli errori propri (scelta degli uomini, loro motivazione – quelle reti prese nei minuti iniziali… – e tattica sul campo) come un presidente del consiglio qualsiasi. Stavolta è toccato al Parma ridicolizzare il Milan, con un godimento intriso di dolore – per il proprio passato – da parte di Roberto Donadoni. Comunque deluso per non essere stato adeguatamente corteggiato dai rossoneri per fare spazio a gente (solo) dialetticamente più brava di lui. Settima sconfitta per la gestione Seedorf, quarta consecutiva: umiliante è dir poco.

A far da contrappeso, per l’appunto, la Juventus. Vittoria sofferta a Genova, perché contro Gasperini è sempre difficile giocare, specie a Marassi. Ma un conto è possedere una buona squadra, un conto è possedere una squadra di campioni: Buffon che para il rigore e Pirlo che firma la vittoria a un minuto dalla fine sono la fotografia del momento bianconero, spiegano più di mille parole. Un altro passo importante verso lo scudetto, un altro segnale lanciato alla concorrenza (almeno in Italia): serviranno progetti importanti per mettere fine alla signoria della Juventus. Oggi provano a rispondere Roma e Napoli, nel fine settimana – oltre al Parma – l’hanno già fatto Inter e Fiorentina, per dare un senso al piazzamento in Europa League. Mazzarri ha ripreso l’opera di ricostruzione nel momento in cui ha deciso di lasciare Palacio meno solo, affiancandogli Icardi; Montella ha ripreso la sua nel momento in cui ha ritrovato Gomez là davanti, le reti con Juventus (in Europa League) e Chievo non sono casuali. Esce dalla zona retrocessione l’Atalanta, infliggendo una sonora lezione alla Sampdoria, vi entra di peso il Bologna: sarebbe retrocesso se il campionato finisse oggi. Ma a Livorno ha lasciato intendere che ha molta voglia di completare l’opera, a meno di un immediato risveglio.