Una battuta d’arresto che era logico attendersi, a cinque mesi dall’ultima sconfitta (quella in casa della Fiorentina) e in presenza di una squadra non brillantissima. I primi segnali delle fatiche della Juventus si erano visti domenica a Catania, con una vittoria ottenuta più sul filo dei nervi che con il gioco. E nel turno infrasettimanale contro il Parma molto avevano contribuito gli errori degli emiliani – e qualche controversa decisione arbitrale – al successo finale. A Napoli questi nodi sono venuti al pettine perché, al di là dell’ottima prestazione dei padroni di casa, la Juventus è poco piaciuta: in balia dell’avversario per lunghi tratti e improduttiva davanti, dove l’assenza dello squalificato Tevez ha pesato più del previsto. Appare però complicato sostenere che tale battuta d’arresto possa riaprire il campionato, anche se la Roma dovesse vincere nella prosecuzione del match contro il Parma. Sono troppi i punti di distacco per immaginare un evento del genere. Diciamo, almeno, che il 2-0 del San Paolo ha avuto il merito di non ammazzare il torneo prima del previsto e di consegnare nuove certezze al Napoli. Perché la mancanza di queste sembra essere stata la zavorra stagionale degli uomini di Benitez: troppi i punti persi in trasferta contro le grandi, come troppi quelli persi in casa contro alcune piccole. Vuoi per mancanza di coraggio nel primo caso, vuoi per eccesso di sicurezza nel secondo. De Laurentiis esagera quando dice che non ci sono 17 punti di differenze dalla Juventus. Ci sono, eccome, perché nella corsa a tappe il Napoli ha clamorosamente fallito. Se riuscirà invece a mantenere gran parte della tensione positiva vista in Champions League, allora la prossima stagione potrà essere più convincente dell’attuale in serie A.

Terzetto Champions definito, dietro rimane tutto aperto, in atteso di quanto farà l’Inter. La Fiorentina se la cava con un pareggio in casa della Sampdoria, il Parma perde una partita che avrebbe meritato di vincere all’Olimpico contro la Lazio (ma alla goffaggine di Marchetti si è aggiunta anche quella degli attaccanti di Donadoni), sale prepotente e inaspettata l’Atalanta. Non si parli però di miracolo di provincia. Primo, perché Stefano Colantuono è persona preparata e tutt’altro che una sorpresa. Secondo, perché Pierpaolo Marino è dirigente abile sul mercato. Terzo, perché da quelle parti sanno sempre unire l’esperienza degli anziani alle eccellenze dei giovani, propri o scovati in giro come De Luca. Sei vittorie consecutive rappresentano una marcia formidabile, che può ulteriormente diventarlo ora che la mente è sgombra. Da ricordare poi, in ordine sparso, il risveglio del Milan (strada lunga, ma l’intervento societario ha riportato chiarezza), la ripartenza di Torino e Verona (quest’ultimo con un Toni che si merita una chance azzurra), il crollo verticale del Bologna (figlio di una gestione esecrabile del club). E, infine, una nuova puntata di incertezze arbitrali.

Il siparietto messo in scena da Rizzoli a Reggio Emilia, con tanto di gestione assembleare per il rigore-non rigore con il Sassuolo protagonista, ha ricordato quello per il gol annullato a Bergessio in Catania-Juventus, con Rizzoli sempre al centro (anche se allora era assistente di porta). Non è stato un bel momento per chi rappresenterà l’Italia al Mondiale.