L’addio a Vujadin Boskov è stato triste non soltanto perché è stato salutato un tecnico che faceva giocare bene le proprie squadre. Il rimpianto è maggiore quando si va a vedere come il serbo trattava la materia calcistica rispetto a quanti, oggi, si prendono maledettamente sul serio. Come Mario Balotelli, per giustificare un rendimento indifendibile sul campo. Come Rudi Garcia e Antonio Conte, lasciatisi andare a un duello dialettico poggiato più sulla polemica che su basi reali, giustificabile unicamente dall’avvicinarsi dell’appuntamento che dovrà dire la parola definitiva sul campo in chiave scudetto. Mancanza di eleganza ed eccesso di autoconsiderazione si accompagnano spesso a braccetto, anche questa volta non è stata fatta un’eccezione. Ed è un peccato (per i due tecnici, non per Balotelli) perché va a detrimento di quanto stanno facendo Juventus e Roma. La prima si diverte a correre più veloce di tutti, onorando anche l’Europa League, una manifestazione che i nostri club hanno sempre colpevolmente snobbato, con effetti negativi visibili nell’immediato e nel futuro, tra riduzione delle squadre in Champions e ruoli sempre meno privilegiati al sorteggio. La seconda insiste invece a tenere aperto un campionato che, fosse stato per le altre contendenti, avremmo già chiuso da lungo tempo. Pare un assurdo ritrovarsi secondi con 85 punti in classifica, ma potrebbe essere sufficiente chiedere ai tifosi del Torino, ancora oggi scottati per uno scudetto perso a quota 50 contro i 51 della Juventus, quando le vittorie venivano pagate con due punti e le giornate di campionato erano trenta.

Torino che si conferma una delle più belle realtà del torneo. Ieri ha messo sotto anche l’Udinese, con il contributo del sempre più convincente Ciro Immobile (un conforto pure in chiave in Nazionale) e ponendo la propria candidatura in zona Europa League. Un ruolo cui aspirano Verona (che ha dato l’ultima spinta al Catania verso la serie B) e Lazio (che ha invece ulteriormente ridotto le residue speranze del Livorno). I veneti lo fanno forti della stagione straordinaria vissuta da Luca Toni, che da tempo non segnava così in Italia. I biancocelesti lo fanno invece grazie a una duttilità tale dei propri giocatori da sopperire all’eclissarsi di Miro Klose e alla mancanza di un centravanti di fatto nel settore. Si congeda invece il Parma, giunto alla seconda sconfitta consecutiva in casa del Cagliari e apparso in debito di ossigeno. Sicure Fiorentina e Napoli in questa zona a ridosso delle prime, occorre ricordare le nuove convulsioni che agitano il Milan, al di là del caso Balotelli. Le cinque vittorie consecutive avevano illuso, soprattutto perché non si era tenuto conto del livello delle avversarie. Contro la Roma sono tornati a galla quelli che vengono imputati a Clarence Seedorf (giustamente) come limiti:

La visione tattica confusa e una gestione poco sicura dello spogliatoio. Un’avventura che si trascina stancamente verso il divorzio, senza alcun rimpianto su entrambi i fronti. Sul fondo resta tutto vivo per la dabbenaggine del Chievo, fattosi rimontare dalla Sampdoria quando i tre punti avrebbero significato salvezza pressoché certa. Vero che l’avversario si chiama Juventus, ma nel posticipo ilSassuolo ha una ghiottissima possibilità di un salto decisivo in avanti.