Anche Antonio Conte ha (semi)ufficializzato quello di cui si sussurrava da tempo: difficilmente lui e la Juventus andranno avanti insieme. Dopo tre scudetti consecutivi il tecnico vuole conquistare la Champions League, e i tentativi andati a vuoto in bianconero gli hanno fatto capire che occorrerà qualcosa in più di alcuni giocatori – peraltro ottimi – presi a scadenza di contratto per andare avanti in Europa. Soprattutto se la Juventus non tornerà a essere anche nel continente quello che era in passato: una società che i campioni li prende e non li molla, l’esatto contrario di quanto lascia intuire il continuo balletto delle dichiarazioni sul futuro di Paul Pogba. Per questo Conte è uscito allo scoperto, per stanare la società e per far capire quali siano le sue intenzioni. Lo ha fatto a titolo chiuso con tripla mandata in cassaforte e nel giorno in cui ha rimesso a posto anche l’avversaria più qualificata della stagione. Conoscendo Conte, sicuramente avrà poco gradito le recenti e reiterate esternazioni di Rudi Garcia sul conto della Juventus. Così, una partita che avrebbe potuto anche essere lasciata agli avversari, è stata invece messa ancora una volta a proprio bilancio, per una classifica che incredibilmente scrive 99 punti e per un girone di ritorno che dice 15 vittorie su 18 partite disputate. Una macchina da guerra fenomenale, almeno in Italia, e che necessita di nuove forze per essere competitiva in Europa e di nuovi stimoli per esserlo in serie A.

Una giornata che ha definito anche il quadro di chi retrocede con una giornata di anticipo. Dopo un anno saluta il Livorno, dall’organico troppo inadatto per poter resistere in una realtà più competitiva della serie B. E saluta il Catania, esattamente un anno dopo aver regalato ai propri tifosi il campionato più esaltante. Paga un mercato fatto di cessioni non adeguatamente compensate (Gomez) ed evidenzia ancora una volta come sia sempre rischioso affidare una società a chi, fino a ieri, bazzicava il mercato come agente di giocatori: troppi gli interessi in gioco perché la chiarezza vinca. Chiude il cerchio il Bologna, che paga pegno alla cronica mancanza di mezzi della società, neppure supportata dalla capacità di cercare soluzioni alternative per sfangarsela nella costruzione della squadra. La cessione di Diamanti al Guangzhou a febbraio è stato il segnale di una resa, evidenziata ancor più da un collettivo incapace di stare sul campo e con l’attacco più debole di tutto il campionato: appena 28 gol. Difficile vedere un futuro nuovamente positivo, se non cambieranno alcune situazioni.

Classifica pressoché definita. Manca soltanto da assegnare l’ultimo posto in Europa League, verosimilmente tra Torino e Parma, che non sono andate oltre il pareggio nel confronto diretto.

L’ultimo turno offre laFiorentina in trasferta per i granata e il Livorno in casa per gli emiliani. Se i pronostici avessero un senso, il Parma non dovrebbe avere problemi a operare il sorpasso. Ma siamo a fine campionato, un periodo in cui le dinamiche abituali vengono stravolte dalle ragioni di stato. Vedremo. Ultima annotazione sul Milan, con il labiale di Adriano Galliani che dà del matto a Clarence Seedorf in tribuna a Bergamo. L’ad ha cercato di giustificarlo come una battuta, come l’Abbiati portiere di m… del passato. Ma è un altro segno dei tempi, di un Milan che non c’è più: quello in cui i pochi panni sporchi venivano lavati in casa da uno spogliatoio che sapeva autogestirsi.