I lavoratori della fabbrica Tesla di Shanghai, in Cina, avrebbero avuto accesso ai dati privati di più di centomila persone, a loro volta dipendenti della stessa azienda automobilistica americana. A riportarlo è il tabloid inglese Telegraph, secondo cui un informatore avrebbe già avvertito le autorità di regolamentazione sulla questione. Nel dettaglio si tratta di Lukasz Krupski, ex dipendente Tesla, che avrebbe fornito info sull’attuale personale compresi numeri di passaporto, stipendi, dettagli medici e molte altre info personali, tutte a disposizione attraverso sistemi interni all’azienda.



Krupski, accortosi del fatto, ha scritto all’Information Commissioner’s Office (ICO), il garante della privacy del Regno Unito, avvertendo che il personale in Cina, ma anche in Russia, potrebbero avere accesso ai dati. Dall’alert, secondo quanto scrive Telegraph, Tesla avrebbe ridotto l’accesso. “Potrebbe essere dati molto utili per l’intelligence russa o cinese”, ha detto Krupski parlando con il Telegraph “Gli individui che detengono il potere in questi paesi hanno i propri programmi che non necessariamente si allineano con il mondo occidentale”, ha aggiunto. L’ex dipendente Tesla ha spiegato che tutti i dati dei lavoratori erano a disposizione di tutti i membri della stessa azienda senza alcuna restrizione, inclusi quelli di migliaia di persone del Regno Uniti, a cominciare dallo stesso Elun Musk, il CEO di Tesla nonché l’uomo più ricco al mondo.



TESLA, MIGLIAIA DI DATI DI EX DIPENDENTI IN CINA: COSA E’ EMERSO

Tesla ha circa 127mila dipendenti ma secondo quanto emerso sembra che il database includa anche ex dipendenti, a cominciare da migliaia di file in cui si spiega come mai gli ex lavoratori abbiano deciso di lasciare Tesla. Il Telegraph scrive di non aver potuto “confermare le affermazioni secondo cui i dipendenti in Cina avevano accesso ai dati dei dipendenti, che si presume fossero disponibili tramite il software di monitoraggio del progetto chiamato Jira”.

In ogni caso anche il quotidiano tedesco Handelsblatt ha ricevuto materiale dal signor Krupski, di conseguenza la storia sembra credibile anche se non è certo il numero di persone che abbiano realmente avuto accesso a queste info personali. L’ICO non ha commentato direttamente la vicenda, mentre l’Autorità per la protezione dei dati nei Paesi Bassi, dove Tesla ha la sua sede europea, sta esaminando attentamente il caso.