La Scandinavia prosegue la battaglia contro Tesla, a cominciare dal potente Fondo sovrano norvegese. La lotta sindacale è partita oltre un mese fa dai porti dalla Svezia, poi si è estesa anche in Danimarca, Norvegia e infine Finlandia. Attorno ai lavoratori della fabbrica si sono stretti anche altri operai di altri settori, tutti solidali con i 130 metalmeccanici di sette officine svedesi che chiedono un contratto basato sulla contrattazione collettiva. La loro richiesta è quella dei diritti fondamentali, come i livelli di retribuzione e gli orari di lavoro. Proposta che non è andata giù al costruttore automobilistico che da sempre sostiene di offrire ai suoi dipendenti condizioni perfino migliori. In Scandinavia, però, non la pensano così.
Elon Musk ha definito “folle” il comportamento degli operai. Ora la fabbrica si trova ad affrontare una crisi profonda nella regione, una delle più attente al mercato dell’auto elettrica. In Norvegia le case produttrici stanno progressivamente iniziando a vendere solo auto elettriche, che rappresentano il 91% degli acquisti. Giovedì è arrivato l’ultimo colpo per la compagnia di Musk: un tribunale svedese ha comunicato al produttore che lo stop imposto dalla protesta sindacale alla spedizione delle targhe non sarà revocato. È attesa ora la decisione finale sul caso.
Slittano le conseguenze delle auto Tesla in Svezia
Lo stop imposto dalla protesta sindacale alla spedizione delle targhe in Svezia porterà di conseguenza al congelamento della consegna delle auto ai clienti di quello che è il quinto mercato in Europa per Tesla. La casa automobilistica texana ha venduto circa 35mila vetture nell’area: 21mila in Norvegia (15% del mercato delle auto elettriche), 9.200 in Svezia (10%), 3mila in Danimarca (10%), 1.700 in Finlandia (11,7%), spiega Il Sole 24 Ore. Nei primi tre trimestri dell’anno, Tesla ha venduto nel mondo 1,3 milioni di vetture, più che in tutto il 2022.
Secondo il tribunale, Tesla non avrebbe fornito argomentazioni sufficientemente convincenti “per spiegare perché l’azienda subirebbe un danno dalla mancata consegna di questi pacchi” prima della conclusione del caso. Intanto anche i lavoratori postali si rifiutano di consegnare la merce di Tesla: si tratta di un segno di solidarietà con i meccanici che scioperano ormai da ottobre, nella speranza di veder riconosciuti i loro diritti. In Finlandia intanto il sindacato dei lavoratori dei trasporti ha deciso di applicare l’embargo in tutti i porti del Paese dal prossimo 20 dicembre. “È una parte cruciale del modello di mercato del lavoro nordico il fatto che abbiamo accordi collettivi e che i sindacati si sostengono a vicenda” ha affermato Ismo Kokko, presidente del sindacato finlandese, spiega Il Sole 24 Ore.