L’ultima vittima in ordine di tempo è stata la nostra tessera sanitaria, arrivata dopo una serie infinita di beni di consumo, la cui produzione è stata messa in ginocchio dalla crisi dei semiconduttori. Risultato finale: esiste la concreta possibilità che le nostre tessere sanitarie saranno emesse senza il chip e quindi con funzionalità ridotte.



Mentre si cerca faticosamente di portare avanti la trasformazione digitale del nostro paese grazie ai fondi del Pnrr, ci ritroviamo a perdere pezzi di quel poco che eravamo riusciti a fare.

Più di due anni orsono scrivevo che la pandemia stava facendo emergere quanto fosse difficile la convivenza tra la globalizzazione e una struttura come lo Stato, un’entità basata su concetti come sovranità e controllo. Considero le crisi attuali una conferma proprio in virtù di come i governi rispondono: il problema è la dipendenza dall’esterno; e quindi, è necessario riconquistare la propria sovranità sia essa tecnologica, energetica o di altro genere.



Questo significa riportare all’interno del territorio sotto il controllo dello Stato tecnologie e produzioni, recidere i legami con filiere di fornitori stranieri, scontrarsi con gli interessi di centinaia di grandi multinazionali, che in molti casi hanno acquisito posizioni monopolistiche. Si potrebbe immaginare che si tratti dei primi segnali di una progressiva deglobalizzazione.

A fronte di tutto ciò, però, gli stessi governi che investono cifre colossali per recuperare le proprie “sovranità”, ne spendono altrettanti per la trasformazione digitale. Perché in questo è presente una contraddizione di fondo? La ragione è semplice: il pilastro su cui si fonda la trasformazione digitale è Internet che, non soltanto è lo stesso su cui poggia la globalizzazione degli ultimi decenni, ma è anche sovranazionale per definizione. Come aggravante le tecnologie che lo governano sono ad appannaggio pressoché totale di pochi grandissimi operatori, che hanno già dimostrato come l’idea di controllo, da sempre esercitato dagli Stati, non possa essere applicato alla Rete.



Come si concilieranno gli opposti sarà una questione interessante, e qualcuno potrebbe iniziare a pensare che la putiniana idea di Runet, l’internet russa, non sia poi tanto sbagliata, una bella digital transformation autarchica, che già appare come una contraddizione in termini.

Detto questo, come sostenevano i latini “mala tempora currunt” e purtroppo sembra che si possa aggiungere “et peiora parantur”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI