L’Unione Europea sembra prepararsi ad una nuova stretta green che, questa volta, andrà a colpire il settore tessile. I 27 paesi membri, infatti, hanno concordato una posizione comune, che dovrà essere discussa ancora dal Parlamento, che si muove soprattutto nella direzione di un divieto alla distruzione dei prodotti invenduti, calzature incluse. Complessivamente, infatti, gli esperti ritengono che settore della moda e del tessile sia responsabile di almeno il 10% delle emissioni globali di CO2, in particolare per la consuetudine di distruggere i capi che, una volta prodotti, non vengono acquistati. L’idea è quella di promuovere un consumo più consapevole ed una produzione che miri alla durevolezza e al riutilizzo dei prodotti.



Il divieto UE sul tessile e le preoccupazioni dei Paesi

Insomma, ben presto i tantissimi produttori di tessile in tutta Europa dovranno adeguarsi ad un nuovo modello di produzione, definito dal regolamento che ha preso il nome di “progettazione ecocompatibile“. Le trattative sembrano essere ancora aperte, con alcuni punti che avrebbero fatto storcere il naso ad alcuni paesi membri, tra cui l’Italia, la Germania la Romania, la Bulgaria e la Croazia, che sarebbero quelli più colpiti a livello economico e di fatturato complessivo delle aziende.



Secondo quanto dichiarato da Ebba Busch, il ministro svedese incaricato dei negoziati tra i paesi dell’UE per la norma sul tessile, “il regolamento sulla progettazione ecocompatibile garantirà che i prodotti venduti nel mercato dell’UE siano idonei e pronti per la transizione verde“. Questa, emerge dal testo, punterà anche all’istituzione di un “passaporto digitale del prodotto”, che dovrà contenere tutte le informazioni sulla sostenibilità ambientale, tanto nel tessile quanto in altri settori economici. Contestualmente, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, ha sottolineato che le nuove regole potrebbero mandare in crisi il fatturato delle aziende italiane, pari a circa 56 miliardi di euro, schiacciate soprattutto dall’enorme concorrenza che, inevitabilmente, ci sarà sul mercato.

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