Durante la pandemia da Coronavirus, molta attenzione è stata riservata ai tessuti impiegati per proteggersi dalla diffusione del virus. Secondo uno studio reso noto da Phys.org, è emerso che dei 32 materiali sottoposti al test tre dei cinque risultati più efficaci nel bloccare le particelle di dimensioni simili al virus che causa il Covid-19 erano in cotone al 100% ed avevano una fibra in rilievo come la flanella. Quattro dei cinque meno efficaci, invece, erano materiali sintetici. Dallo studio è anche emerso che il multistrato poteva migliorare l’efficienza del cotone anche se nessuno dei materiali può avvicinarsi all’efficienza delle mascherine N95. Sebbene il campione analizzato sia stato di piccole dimensioni, i ricercatori hanno comunque appurato che i tessuti più stretti filtrano meglio dei tessuti a maglia. Addirittura le fibre in rilievo, anche in tessuti 100% in cotone, spesso hanno strutture simili alle mascherine mediche.



Lo studio ha visto impegnati tre ricercatori del National Institute of Standards and Technology (NIST) che insieme ad un quarto dello Smithsonian Institution hanno valutato i materiali impiegati e determinato la loro capacità di filtraggio e di traspirabilità, pubblicando i risultati sulla rivista ACS Nano. Il CDC statunitense continua a ricordare di indossare protezioni di stoffa in ambienti pubblici dove è difficile mantenere le distanze al fine di contenere il virus che si diffonde non solo quando una persona starnutisce o tossisce ma anche se parla semplicemente o attraverso aerosol.



“TESSUTO IN COTONE RIDUCE DIFFUSIONE COVID MEGLIO DEL SINTETICO”: LO STUDIO

Il gruppo di esperti ha analizzato in che modo i materiali impiegati sono efficaci nel filtrare. Nei loro esperimenti sono stati impiegati campioni di tessuto: “Contiamo il numero di particelle nell’aria prima e dopo che è passato attraverso il tessuto. Questo ci dice quanto sia efficace il materiale nel catturare le particelle”, hanno spiegato i ricercatori. Per gli esperimenti non è stato impiegato campione reale del virus bensì sale da tavola, o cloruro di sodio. Nel corso dell’esperimento sono stati analizzati con attenzione minuziosa il numero di filati, la tessitura e la massa nella speranza di stabilire una relazione tra queste caratteristiche e la capacità del tessuto di filtrare le particelle. Le mascherine N95, ad esempio, sono rigorosamente testate e garantiscono di bloccare almeno il 95% delle particelle del virus SARS-CoV-2. Tra i tessuti testati, lo strato di tessuto singolo più performante ha bloccato il 20% delle particelle nella gamma di dimensioni del virus. Oltre ai tessuti, il team ha esaminato materiali tra cui un filtro HEPA, una maschera N95, una maschera chirurgica e persino filtri per caffè, che sono stati suggeriti per l’uso in rivestimenti facciali fatti in casa.



A finire al centro del test anche combinazioni di tessuti come cotone e sintetico insieme, che però non hanno mostrato una maggiore efficacia. Inoltre i tessuti che riescono a trattenere maggiormente le particelle rendono la respirazione più difficile. Uno degli scienziati ha commentato: “I nostri risultati suggeriscono che la capacità di un tessuto di filtrare le particelle si basa su una complessa interazione tra il tipo di materiale, le strutture di fibre e tessiture e il conteggio dei filati”. Cosa ha portato, in conclusione, questo studio? La linea generale è che “nessuno di questi tessuti è efficace come una maschera N95. Ed ancora, rivestimenti facciali di stoffa possono aiutare a rallentare la diffusione del coronavirus”.