Gli scienziati stanno sviluppando il primo test con la puntura del dito al mondo per individuare i tumori al cervello. I potenziali fruitori, come riportato dal Guardian, dovrebbero essere coloro che hanno già affrontato un cancro e, dopo essere stati sottoposti alle necessarie cure, sono a rischio recidiva. I tempi imprevedibili di quest’ultima, infatti, li rendono difficili da individuare precocemente attraverso gli strumenti attualmente a disposizione.



“I tumori al cervello vengono gestiti con i migliori trattamenti disponibili quando vengono diagnosticati per la prima volta, ma sfortunatamente la recidiva è un grave problema e alcuni si ripresentano molto rapidamente e in modo aggressivo. Se si esegue una risonanza magnetica sei mesi dopo il trattamento, il tumore potrebbe essere già tornato da un periodo di tempo significativo”, ha spiegato il dottor Philippe Wilson, autore dello studio. È per questo motivo che si sta sviluppando una tecnica di monitoraggio più veloce e semplice, che i pazienti stessi possono usare a casa. “Ci auguriamo che il lavoro possa essere applicato anche ad altri tipi di cancro, contribuendo potenzialmente a salvare milioni di vite”.



Test con la puntura del dito per individuare tumori al cervello: come funziona

Il lavoro è stato condotto da un team di ricerca della Nottingham Trent University, finanziato dal Medical Research Council, insieme agli scienziati dell’Università di Sheffield. Il funzionamento del test con la puntura del dito per individuare i tumori al cervello dovrebbe essere piuttosto semplice. Esso si basa sulla possibilità di rilevare le molecole del sangue specifiche di un tumore dal campione estratto dall’ago. Il risultato sarebbe immediato e di facile lettura. In caso di esito positivo, si andrebbe avanti coi successivi screening tradizionali.



“I pazienti spesso vengono sottoposti a scansioni MRI di follow-up ogni tre o sei mesi, ma un test a flusso laterale per rilevare il cancro al cervello potrebbe rendere possibile il monitoraggio in modo efficiente contro le recidive ogni settimana, in modo che i tumori più ricorrenti vengano individuati precocemente e a uno stadio più curabile”, ha aggiunto il dottor Ola Rominiyi, autore dello studio.