Il Tar del Lazio ha annullato i provvedimenti che hanno regolato il test di medicina 2023 con il famoso TOLC. Chi ha superato con successo il test e si è immatricolato, però, è salvo, come reso noto dallo stesso Tribunale amministrativo, chiamato a pronunciarsi sugli oltre 3.500 ricorsi dei candidati che non avevano superato il test d’ingresso. Secondo il Tar, il processo di equalizzazione non consente la selezione degli aspiranti sulla base della sola performance. La posizione dello studente viene infatti influenzata dall’attribuzione di un fattore di parametrazione del punteggio che limita il punteggio massimo raggiungibile e che mina la par condicio, secondo i giudici.



Con la sentenza numero 863 il Tar del Lazio ha dunque annullato il test di medicina 2023: secondo i ricorrenti era sbagliato il criterio di valutazione adottato. “Nonostante il Tar abbia correttamente rilevato una serie di aspetti di illegittimità, la soluzione che ha messo in campo rischia di creare disparità ed ingiustizie ancora peggiori” sottolineano adesso gli studenti dell’Unione degli Studenti Universitari, come riporta Sky Tg24. Infatti “Grazie a tale cabala si bloccano le successive immatricolazioni per scorrimento e non sono autorizzate comunque ammissioni dei primi ricorrenti vittoriosi in sovrannumero. Ciò, evidentemente non ristora chi ha impugnato la graduatoria né pone rimedio ai danni del sistema TOLC-Med, ma, anzi, si limita a creare un’ulteriore disparità, lasciando, inoltre, un migliaio di posti non assegnati” spiegano ancora.



Test di medicina 2023, ricorrenti fuori: “Ricorreremo in appello”

Gli avvocati Francesco Leone, Simona Fell, Floriana Barbata e Valentina Guddo dello studio legale Leone-Fell & C., difendono gli oltre 3.500 ricorrenti che hanno preso parte al test di medicina 2023: “Siamo felici di questa prima vittoria e che il giudice abbia accolto le nostre tesi e le abbia ritenute fondate, concordando con noi sull’irregolarità del bando e dell’equalizzatore” spiegano. I ricorrenti non potranno comunque iscriversi in sovrannumero: “Non siamo d’accordo con le conclusioni della sentenza perché il diritto amministrativo in casi come questo prevede un risarcimento del danno. Il giudice, sebbene abbia annullato bando e graduatoria e decretato l’illegittimità di tutta la procedura, non ha previsto l’immatricolazione in sovrannumero” sottolineano.



Per questo motivo, i giudici spiegano che “la battaglia dunque non è ancora conclusa”. Infatti “se i ricorrenti vorranno proporremo appello al Consiglio di Stato. Le due strade plausibili sono infatti la ripetizione della prova per tutti i candidati o l’immatricolazione in sovrannumero per i ricorrenti. Non esiste altra opzione”. La speranza è condivisa dall’Unione degli Studenti Universitari: “Nella consapevolezza delle peculiarità dei singoli ricorsi, auspichiamo che il ministero e il Governo prima o il Consiglio di Stato, che tra qualche giorno si pronuncerà sulla richiesta di ammissione sovrannumeraria dei ricorrenti pongano vera giustizia per i tanti studenti pregiudicati da un sistema irrazionale e, secondo il Tar Lazio illegittimo”.