Si sono da poco conclusi i sempre temuti test di ingresso per le università di medicina che hanno portato gli aspiranti medici, infermieri e veterinari a misurarsi – per la seconda volta – con la nuova modalità d’esame che prevede una serie di domande comuni estratte da un fittissimo database pubblico: i risultati sono incredibili e in tutto il nostro Bel Paese sono stati ben 600 i candidati che hanno ottenuto il punteggio massimo di 90. Un numero che preso singolarmente (lo sappiamo) potrebbe non significare nulla, ma che rapportato ai ‘vecchi’ test di medicina diventa rilevante: nel 2016 – anno record dal punto di vista dei punteggi – i 90 erano stati solamente 7 in tutta Italia.



Ma se da un lato c’è chi nota che forse il boom di 90 sia legato soprattutto alla nuova modalità d’esame – che di fatto permette ai candidati di provare e riprovare e riprovare le domande, scoprendo anche la risposta esatta -; dall’altro non sono mancate le polemiche legate soprattutto ai punteggi altissimi del Sud Italia. Secondo i dati di Accademia dei Test – infatti – tutte e cinque le prime università che hanno registrato i voti medi più alti a medicina sono nel Mezzogiorno: la prima a Palermo; seconda e terza a Napoli e poi le ultime due tra Salerno e Catania.



Il professor Alessandro Dell’Erba: “Le polemiche sul test di medicina sono futili, gli studenti hanno studiato”

Insomma, gli studenti del Sud hanno registrato i voti al test di medicina complessivamente più alti di tutto l’intero paese e non sono pochi i critici (o le male lingue) che parlano di copiature, domande distribuite in anticipo o diffuse online e anche di controlli più blandi da parte dei docenti meridionali; ma – fortunatamente – non sono mancate neppure le voci a favore dei futuri medici, tra cui il professor Alessandro Dell’Erba, presidente della Scuola di Medicina barese e presente personalmente durante i test nella sua università.



“È davvero una polemica futile“, spiega al Quotidiano di Puglia precisando chiaramente che “i controlli sono stati rigidi e rigorosi anche nei nostri atenei, come nel resto d’Italia”; arrivando a supporre che se i test di medicina sono andati meglio al Sud potrebbe essere perché “i nostri ragazzi avevano una buona preparazione e l’hanno messa in mostra”. Sempre Dell’Erba avanza anche dei dubbi sulle nuove modalità d’esame – “penso che il Tloc fosse migliore” -, pur ritenendo che in ogni caso “l’importante è avere un metodo che garantisca la possibilità di fare una scrematura”.