Settembre è ormai alle porte e poche settimane dividono milioni di studenti al ritorno dietro ai banchi. La riapertura delle scuole, come successo già nel 2020 dopo il lungo periodo di lockdown, porta con sé svariati interrogativi, nonostante il numero sempre più elevato di studenti e docenti vaccinati. Ma di certo prevenire è meglio che curare. Ecco allora perché da parte del Cts è arrivato il via libera ai test salivari, come riferito dal componente del Comitato Fabio Ciciliano: “Avranno di certo un ruolo molto importante grazie alla semplicità di esecuzione e ripetibilità. Sarà così possibile intercettare precocemente eventuali incrementi di positivi e l’insorgenza di focolai“.



Ciciliano, intervistato dal Corriere della Sera, ha infatti sottolineato l’importanza di mettersi alle spalle la didattica a distanza, vero cruccio per l’istruzione nell’ultimo periodo di pandemia, tanto voluto per far proseguire l’anno scolastico “regolarmente”, ma mai digerito e visto di buon occhio da docenti e studenti stessi. “Se il sistema viene applicato correttamente, può contribuire a intercettare i casi e dare il massimo spazio alla frequenza in presenza rendendo marginale la didattica a distanza” ha detto il medico della polizia nonché esperto di emergenze al quotidiano.



Test salivari a scuola, Cts dà l’ok: “Importante seguire protocollo”

La decisione del Comitato tecnico scientifico di dare l’ok ai test salivari arriva dopo svariati mesi di dibattito sull’utilità e l’efficacia del mezzo di analisi, che in svariati paesi aveva subito una battuta d’arresto importante. Con il via da parte degli esperti vengono pensati degli “istituti sentinella di scuole primarie e secondarie di primo grado” che saranno in grado di “consentire alla autorità sanitarie di ridurre al minimo la chiusura di classi ed istituti”. Per Ciciliano inoltre è importante seguire le regole che il Cts darà alle scuole: “È un aspetto cruciale, è necessario seguire protocolli condivisi per evitare che si ripetano differenze di gestione dei focolai”.



L’esempio che fa il componente del Comitato è quello relativo a quanto successo negli scorsi mesi in varie regioni d’Italia, dove l’istruzione ha seguito un percorso diverso a causa della gestione dell’emergenza da parte dei governatori: “Ad esempio Campania e Puglia hanno mantenuto chiusi gli istituti per lunghissimi periodi. Altrove invece gli studenti hanno perso meno giorni di lezione”. Ciciliano poi taglia corto: “Per proteggere la collettività potrebbe essere necessaria l’introduzione di un obbligo vaccinale universale o per fasce di età o per tipologie lavorative”.