Lo Spallanzani ha pubblicato i risultati ottenuti sui test salivari e inviato la relazione al ministro della Salute Roberto Speranza, che dovrà decidere se e come usarli. Il responso è positivo, in quanto ne sono stati approvati due su tre. Per quanto riguarda i test salivari antigienici, una soluzione ha mostrato livelli di sensibilità simili a quello dei tamponi antigienici rapidi, ma il test deve essere effettuato in laboratorio, quindi non è utilizzabile in contesti di screening rapido, visto che i risultati non sono immediati, seppur più veloci rispetto al tampone tradizionale. La seconda soluzione invece è a “saponetta”, a lettura visiva. Non serve strumentazione di laboratorio e dà risultati in pochi minuti, ma l’applicazione alla saliva ai primi test effettuati risulterebbe meno performante rispetto al tampone standard. Intanto è cominciata la sperimentazione nelle scuole. “Si comincerà dagli istituti dove sono stati evidenziati i contagi, poi a rotazione li faremo in tutti. Lo Spallanzani sta per licenziare questo tipo di tampone rapido che prevede la risposta in 30 minuti”, ha dichiarato Alessio D’Amato, assessore alla sanità della Regione Lazio.



TEST SALIVARI, ANDREONI “SONO ATTENDIBILI”

Oltre ai test molecolari e a quelli antigenici, si stanno facendo strada anche quelli salivari per individuare soggetti positivi al coronavirus. Potrebbero essere utili nelle scuole e per scoprire nuovi focolai. Infatti, la Regione Lazio sta aspettando il via libera alla validazione da parte dell’Istituto delle Malattie infettive Spallanzani di Roma, che dovrebbe arrivare entro la fine della settimana. Il professor Massimo Andreoni, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Università di Tor Vergata e direttore scientifico Simit, ha spiegato ai microfoni di Sanità Informazione che i test salivari “sono attendibili, anche se hanno una sensibilità poco minore rispetto al test classico molecolare, il tampone rinofaringeo”. Per quest’ultimo servono quattro ore, ma se ne indicano 24 perché poi il sistema lo deve processare. Invece i test rapidi hanno una gestione tecnica del materiale più semplice, ma devono essere effettuati sempre da un operatore. “Lo può fare anche una persona diversa dal tecnico ma chi lo fa deve essere stato istruito a farlo correttamente”.



“TEST SALIVARI MENO SENSIBILI DEL TAMPONE MA…”

I test salivari non sono in gradi di stabilire se il soggetto è “molto” o “poco” positivo, ma del resto non ha neppure rilevanza clinica in quanto viene identificato comunque come un soggetto infetto. Il test salivare è usato anche per ricercare altre infezioni virali, come l’epatite C, del resto è un sistema più semplice della raccolta del sangue o della puntura del dito. “Per quanto riguarda il Covid-19, il test rapido con puntura del dito lo utilizziamo per ricercare gli anticorpi e non il virus”, ha spiegato il professor Massimo Andreoni a Sanità Informazione. Con la validazione dello Spallanzani, il test salivare può essere impiegato in campagne di screening in aeroporto o nelle scuole. I test salivari possono individuare il 90% delle positività. “Dobbiamo dare per scontato che possa sfuggire qualche soggetto positivo con carica virale molto bassa, avendo sensibilità ridotta rispetto a quello molecolare, ma se il test funziona al 90-95% possiamo ritenerci soddisfatti”. È pur vero che a volte servono 4-5 tamponi per dimostrare la positività.

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