I test sierologici diventano un caso per la Regione Lombardia. Chi vuole sapere se ha gli anticorpi al coronavirus, ma non rientra nel percorso di screening regionale, può effettuarlo sì, ma a pagamento. E se scopre di essere positivo, è obbligato poi a sottoporsi anche al tampone, sempre a pagamento. La Regione Lombardia ha dettato le linee guida per l’esecuzione dei test sierologici al di fuori del Sistema sanitario nazionale con una strategia che fa discutere. Nessun monitoraggio, al massimo un auto-monitoraggio, ma a spese dei cittadini. Chi non ha la possibilità di sobbarcarsi questa spesa è quindi costretto a restare nell’incertezza. Questo perché l’assessore alla Sanità Giulio Gallera non lo ritiene uno strumento utile e sottolinea che genera false aspettative. «Il test sierologico non ha una valenza diagnostica, ma epidemiologica, quindi abbiamo previsto che per certe comunità o gruppi, come le aziende, si possa fare uno screening» per capire la diffusione del virus. Ma chi propone i test sierologici dovrà occuparsi di tutti: dall’acquisizione degli stessi ai contatti con i laboratori per le analisi. Ma deve anche acquistare in maniera preventiva un numero di tamponi pari al 10 per cento del personale che desidera sottoporre allo screening.
TEST SIEROLOGICI (E TAMPONE) A PAGAMENTO IN LOMBARDIA
C’è poi la questione del tampone sulle persone che risultano positive agli anticorpi da coronavirus. Oltre al fatto che devono pagare di tasca propria il test sierologico, devono poi sostenere la spesa del tampone. I positivi però verranno segnalati alle Ats per essere monitorati e dovrà essere comunicato l’avvio dell’indagine. Se la tariffa di riferimento per i tamponi è 62,89 euro, non c’è invece un prezzo consigliato per i test sierologici. Pare comunque che si aggiri sui 35 euro-70 euro. A tal proposito, Selvaggia Lucarelli, tramite le colonne di Tpi, ha duramente attaccato l’assessore della Regione Lombardia Giulio Gallera. «Ritiene i test sierologici inutili e dice ai cittadini “pagateveli”, va bene. Un bel favore ai privati, e va bene anche questo. Ma i tamponi cosa c’entrano? Perché i cittadini dovrebbero pagare i tamponi?». Ma la questione è anche politica: l’opposizione infatti è insorta. «La Regione dà il via libera ai tamponi a pagamento, quando da tempo denunciamo che se ne fanno troppo pochi e ci è stato risposto che il problema è la carenza di reagenti. Evidentemente non è così», ha attaccato il capodelegazione del Pd in commissioen Sanità, Gian Antonio Girelli, come riportato dal Corriere della Sera.