Regione Lombardia ha dato il via libera alla delibera che detta le linee guida per i test sierologici. In base alle nuove disposizioni, gli esami potranno essere erogati dai laboratori pubblici e privati specializzati in microbiologia e virologia o con sezioni specializzate in microbiologia e virologia. In caso di screening in uno specifico ambito collettivo, sarà necessario dare comunicazione all’Ats ed in questo caso i costi non saranno a carico del Servizio sanitario regionale.
«Siamo entrati in quella che abbiamo capito la fase della nuova normalità, provvedimenti importanti che ci aiuteranno a governare da qui in avanti», ha spiegato l’assessore Giulio Gallera in conferenza stampa: «Abbiamo stabilito che i nostri laboratori possano destinare una piccola quota di ciò che riusciranno a incrementare per i privati: abbiamo imposto una tariffa di 62 euro». Nella delibera è inoltre evidenziato che «l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati». (Aggiornamento di MB)
TEST SIEROLOGICI LOMBARDIA, I PRIMI DATI
La Regione Lombardia ha già effettuato oltre 30mila test sierologici su operatori sanitari e soggetti in quarantena mai sottoposti a tampone per Coronavirus: vediamo allora quali sono i primi risultati, riportati da YouTrend. In Lombardia, senza dubbio la regione più colpita del nostro Paese da questa pandemia di Coronavirus, la Regione ha reso noti i dati dei primi 33.313 test sierologici, realizzati a partire dal 23 aprile nelle aree più colpite e dal 29 in tutte le province lombarde.
Finora sono stati sottoposti al test, in via prioritaria, due categorie: gli operatori sanitari e i soggetti che, nelle settimane precedenti, erano stati messi in quarantena fiduciaria sulla base di una diagnosi clinica di Cororonavirus effettuata dai medici di base senza un tampone in grado di accertare o meno l’avvenuto contagio.
I test in uso da parte delle otto ATS (Agenzie di Tutela della Salute) lombarde sono i Liaison Sars-CoV-2 S1/S2 IgG, validati dal Policlinico San Matteo di Pavia ad aprile, basati sulla chemiluminescenza (CLIA), necessitano quindi di un prelievo ematico dal braccio ma sono sicuramente più affidabili dei “test rapidi” eseguiti con puntura del dito. Questa analisi rileva la presenza di IgG da Coronavirus, anticorpi che insorgono e diventano rilevabili nel sangue periferico circa due settimane dopo l’infezione nei pazienti guariti. Il numero di test effettuati è un buon campione per analizzare l’impatto del virus sulle due categorie di soggetti sottoposte al prelievo.
TEST SIEROLOGICI IN LOMBARDIA: I PRIMI DATI
La percentuale di positivi, cioè di soggetti testati sierologicamente che hanno o hanno avuto il coronavirus, è pari al 50,6% tra i 7.982 soggetti in quarantena fiduciaria e mai sottoposti a tampone, mentre tra i 25.331 operatori sanitari questa percentuale è molto più bassa (13,9%). Più nello specifico, i test sierologici effettuati in Lombardia a soggetti in quarantena fiduciaria ci dicono che la percentuale di positivi tocca i picchi più alti nelle ATS di Bergamo, della Montagna (provincia di Sondrio e parti settentrionali delle province di Como e Brescia) e di Brescia, con rispettivamente il 59, il 58,6 e il 53,8% di positivi.
La percentuale più bassa si registra invece nell’ATS dell’Insubria (provincia di Varese e a parte di quella di Como), dove il 31,9% dei soggetti in quarantena fiduciaria mai sottoposti a tampone sono risultati positivi ai test sierologici e quindi hanno o hanno avuto Coronavirus.
Tra gli operatori sanitari, che rappresentano circa tre quarti dei soggetti sottoposti ai test sierologici, la percentuale di positivi risulta più modesta: si va da un massimo di 24% di positivi nella provincia di Bergamo, seguita dall’ATS Città metropolitana di Milano, fino a un minimo del 6% delle province di Lecco e Monza, unite nell’ATS Brianza. Questi primi dati sui test sierologici confermano i parametri già noti sulla diffusione del Coronavirus in Lombardia. La buona notizia è che pure tra gli operatori sanitari lombardi, fin da subito in prima linea contro Coronavirus, la maggior parte non sembra essere stata contagiata.