La Procura di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati i vertici del San Matteo e di Diasorin per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato. Le indagini, come si riferisce Repubblica.it che ne dà notizia in data odierna, fanno riferimento alla scelta dei test sierologici anti-Covid che già nelle passate settimane era stato oggetti di una controversia al cospetto del Tar e del Consiglio di Stato. I magistrati intendono anche far luce su possibili legami politici entrati nella trattativa in oggetto. Nell’ambito della medesima indagini i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pavia hanno eseguito diverse perquisizioni domiciliari e locali che hanno interessato l’Ircss San Matteo, la Fondazione Insubrica di Ricerca per la vita, la Diasorin spa e la Servire Srl. In merito ai nomi finiti nel registro degli indagati, invece, si tratta in tutti i casi di personalità di rilievo e con ruoli ai vertici: il presidente, il direttore generale e il direttore Scientifico della fondazione San Matteo di Pavia, nonché il responsabile del Laboratorio di Virologia Molecolare e l’amministratore delegato della società biotecnologica Diasorin.



TEST SIEROLOGICI, INDAGATI VERTICI SAN MATTEO E DIASORIN: L’INCHIESTA

I pm di Pavia attraverso le indagini sarebbero giunti alla conclusione che nell’ambito dell’accordo per i test sierologici sarebbero stati “utilizzati beni mobili, materiali (personale, laboratori e strumenti) e immateriali (conoscenze scientifiche tecnologiche e professionalità) costituenti patrimonio indisponibile dell’ente pubblico e così sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici che restavano nell’esclusiva titolarità di privati, anziché dell’Ente che aveva finanziato la ricerca”. Secondo quanto spiegato dall’Ansa di oggi, per i pm l’accordo escluse altri metodi per rilevare gli anticorpi come ad esempio il cosiddetto “pungidito”, e furono esclusi quindi altri operatori con “metodologie già validate o in possesso di marchiatura Ce, a differenza di Diasorin”, il cui utilizzo fu oggetto di “esplicite diffide da parte dell’Assessorato regionale alla sanità e dalle Ats regionali e provinciali che vi avevano fatto ricorso”.



Si sospetta inoltre anche la presenza di presunti legami politici che avrebbero potuto portare il San Matteo nella scelta della multinazionale Diasorin come partner con cui lavorare ai test per scoprire il Covid. Il pm di Pavia ha anche sottolineato come la Diasorin abbia non solo sede a Saluggia, in provincia di Vercelli ma anche uffici nell’Insubrias Biopark a Gerenzano (Varese). Il legame politico emergerebbe proprio leggendo il decreto di perquisizione in cui nel polo scientifico tecnologico, “si trova la sede legale della Fondazione Istituto insubrico il cui direttore generale è Andrea Gambini, già commissario della Lega varesina e presidente della Fondazione IRCCS Carlo Besta”. L’inchiesta nasce da una denuncia presentata da una società concorrente che sarebbe stata esclusa dall’accordo per lo sviluppo di test sierologici e molecolari allo scopo di ottenere la marcatura della Comunità Europea.

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