Dopo il vaccino ci possiamo infettare e contagiare gli altri? L’eventualità è considerata rara, ma non impossibile. Lo dimostrano i casi del sociologo Domenico De Masi e della moglie di Matteo Renzi, che hanno entrambi ricevuto la seconda dose del vaccino anti Covid e poi sono stati contagiati dal coronavirus. Il sociologo, peraltro, ha spiegato di aver anche contagiato la moglie, che fortunatamente è asintomatica. C’è però un’incognita, la cosiddetta finestra temporale di contagiosità, cioè il tempo necessario affinché il sistema immunitario si attivi. Come specificato già tempo fa dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la protezione non scatta subito, ma una settimana dopo il richiamo nel caso dei vaccini a mRna (Pfizer e Moderna) e circa tre settimane dopo per il siero di AstraZeneca. Prima di allora, dunque, si è ugualmente esposti.



Inoltre, non si sa se i vaccinati possano comunque trasmettere il coronavirus. In commercio però ci sono test sierologici particolari, che costano pochi euro e sono disponibili anche nelle strutture private, in grado di saggiare nel giro di 24 ore la produzione di anticorpi specifici, come evidenziato da La Verità.

TEST SIEROLOGICO DOPO VACCINO UTILE? CLERICI CONTRARIO

Questi test, dunque, possono dirci se il vaccino anti Covid che ci è stato somministrato ha fatto il suo dovere e, quindi, è stato utile, spiega La Verità. Ma l’Istituto superiore di sanità (Iss) ritiene che non abbia senso fare il sierologico dopo la vaccinazione, se non a scopo di ricerca farmacologica perché, come spiegato nel report n.4 del 13 marzo 2021, citato ad HuffPost da Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, «la risposta immunitaria al vaccino può variare da soggetto a soggetto anche in base alle caratteristiche individuali della persona oppure a condizioni cliniche concomitanti». Inoltre, i vaccini sono diversi tra loro, quindi ognuno di loro «stimola una risposta anticorpale propria e con proprie tempistiche, dunque non è possibile dare come indicazione generale quella di sottoporsi ad un test sierologico post-vaccino per valutare il livello di anticorpi, perché quest’ultimo non è rilevabile secondo criteri comuni». Eppure ci sono appunto test per monitorare la copertura anticorpale nei soggetti sottoposti a vaccinazione.



TEST SIEROLOGICO DOPO VACCINO PER MONITORARE ANTICORPI

È questo il caso del test sierologico che si può fare nelle sedi lombarde di Auxologico, nello specifico a Milano, Meda, Pioltello, Cusano e Comabbio. Introdotto dal 16 febbraio, è un test per la ricerca e il dosaggio Ig Totali dirette contro il recettore RBD della proteina Spike. Costa 40 euro, si può prenotare online, garantisce un risultato dopo 24 ore ed è un test «indicato per la verifica e il monitoraggio dell’efficacia vaccinale in quanto la somministrazione del vaccino determina la produzione dei soli anticorpi anti-RBD Spike», spiega Auxologico. Basta un prelievo venoso, per il quale non serve alcuna preparazione particolare, se non aspettare un paio d’ore dopo un pasto leggero prima di fare il prelievo.



Ma per verificare l’eventuale risposta al vaccino anti Covid, «il dosaggio anticorpale dovrebbe essere effettuato dopo almeno 10 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino». I risultati possono essere due: negativo, se non c’è risposta immunitaria; positivo, se c’è stata risposta immunitaria. In quest’ultimo caso, se sono presenti anticorpi anti-N, allora ciò è dovuto ad una precedente infezione, altrimenti è dovuta al vaccino.