I Testimoni di Geova sono bloccati nelle loro azioni di proselitismo dal lockdown per Coronavirus proprio quando la gente “sarebbe così ricettiva”. Il New York Times ha indagato sulla particolare situazione di questo gruppo religioso celebre anche in Italia per la sua azione porta a porta, che naturalmente è stata sospesa durante la pandemia di Coronavirus, che pure i Testimoni di Geova riterrebbero così propizio.
Il noto quotidiano americano ha intervistato Brenda Francis, della Casa del Regno di Calhoun, in Georgia. Anche qui i provvedimenti di distanziamento sociale hanno avuto effetto: niente abbracci o strette di mano, obbligo di mascherine e guanti, nienti microfoni passati da una persona all’altra per il commento della Bibbia durante gli incontri che sono il cuore della vita comunitaria dei Testimoni di Geova.
Francis ne fa parte da 47 anni e mai aveva osservato cambiamenti così significativi nella propria vita spirituale. Il divieto più drastico però è appunto quello relativo all’attività di proselitismo porta a porta, cui i Testimoni di Geova sono stati costretti a rinunciare. Nelle parole della signora Francis: “La gente sarebbe così ricettiva al nostro massaggio in questo momento, ma non possiamo bussare alle loro porte“.
CORONAVIRUS, STOP AI TESTIMONI DI GEOVA IN “MOMENTO PROPIZIO”
Le domande e le paure suscitate dalla pandemia di Coronavirus possono in effetti essere un’occasione propizia per gruppi religiosi che diano una risposta forte, come ad esempio è il caso della setta Happy Science, ma certamente potrebbe essere lo stesso per i Testimoni di Geova, la cui attività ha tuttavia dovuto subire un brusco stop. Si rimedia come si può, ad esempio con preghiere on-line o addirittura con una sorta di servizio in stile drive-in, con i predicatori che restano in macchina.
Anche i Mormoni in genere sono attivi porta a porta e hanno dovuto smettere, richiamando pure negli Stati Uniti diversi missionari in giro per il mondo. Per quanto riguarda i Testimoni di Geova, essi sono 1,3 milioni negli Usa, solitamente dediti a distribuire volantini d’invito sui marciapiedi o nelle stazioni della metropolitana, oltre che alla propaganda porta a porta. Sono sicuramente uno dei gruppi più attivi e il messaggio di salvezza riservato agli eletti potrebbe avere maggiore presa in un momento così drammatico, tuttavia per la prima volta in 150 anni di esistenza hanno dovuto bloccare la propria azione di proselitismo.
Questa decisione è stata presa dopo sofferte discussioni presso la sede centrale, la Torre di Guardia a Warwick, nello Stato di New York che d’altronde è stato particolarmente colpito dal Coronavirus. Il 20 marzo però si è arrivati a questa decisione, perché bussare alle porte avrebbe dato l’impressione che i Testimoni di Geova non avessero a cuore la sicurezza delle persone che sperano di convertire, causando dunque l’effetto opposto a quello sperato.