Mahmood ha presentato per la prima volta, sul palco del Festival di Sanremo 2024, il testo della sua canzone “Tuta gold“. Un netto cambio di stile rispetto alle otto esibizioni che l’hanno preceduto e che sembra strizzare soprattutto gli occhi ad un pubblico giovane, con sonorità più vicine alla musica trap e un testo più vivo e vivace, che non parla di amore, delusione, mancanza.



Il protagonista“, ha spiegato Mahmood parlando del testo di “Tuta gold”, “è un ragazzo che inizia a guardarsi indietro, che ripensa alla sua vita fino a quel momento. Si trova fuori dalla tenda di un rave party e lì riflette sulla sua adolescenza, su cosa l’ha ferito nel passato e come questo l’abbia reso più forte. È lui che indossa la famosa ‘tuta gold’, una tuta in acetato, quel materiale sintetico che in molti portavano negli Anni 90. Questo è un simbolo di comodità e al contempo ha un grande significato: nel posto più comune e nel capo più semplice di tutti si può trovare qualcosa di speciale”. (Agg di Lorenzo Drigo)



“TUTA GOLD”, TESTO CANZONE MAHMOOD A SANREMO 2024

Lo sa anche lui che tutti si aspettano il record, quel tre vittorie su tre partecipazioni degno di Nilla Pizzi, ma Mahmood vola basso, almeno a parole, e portando la canzone Tuta Gold in gara al festival di Sanremo 2024 cerca solo di mostrare un’altra delle sue facce, scavando dentro i suoni e i testi della musica: “Ascolterete il lato più profondo di me, senza sovrastrutture”. E infatti il testo della canzone Tuta gold, così come la musica del brano, potremmo etichettarlo come un ritorno di Mahmood alle radici, alla street credibility, la credibilità da strada indispensabile – pare – per chiunque bazzichi quella musica, tra rap, urban e sfumature varie.



Certo, Mahmood, nel testo della canzone Tuta gold, non fa gangsta, e ciò che gli interessa sono comunque i sentimenti e le pieghe esistenziali: “Il protagonista è un ragazzo che inizia a guardarsi indietro, che ripensa alla sua vita fino a quel momento. Si trova fuori dalla tenda di un rave party e lì riflette sulla sua adolescenza, sua cosa l’ha ferito in passato e come questo l’abbia reso forte”. I riferimenti a una realtà suburbana fatta di droghe sono chiari, i ricordi di Budapest, i fiori da fumare, i cinque cellulari nella tuta come gli spacciatori per non farsi intercettare, le “storie di gente senza mai dire il nome/con l’amico tuo in prigione”, i gilet neri pieni di zucchero, forse lo zucchero marrone, ossia l’eroina, di cui parlano pure i Rolling Stones. In mezzo però ci sono le ansie, le frustrazioni, le delusioni di un ragazzo (“Quando fuori dalle medie le ho prese e ho pianto/devi ritornartene al tuo paese”) al quale torna a far capolino il fantasma del padre, che appariva già in Soldi (“Lo sai che non porto rancore/anche se papà mi richiederà/di cambiare cognome”).

“TUTA GOLD”, ANALISI TESTO CANZONE MAHMOOD A SANREMO 2024

L’analisi del testo della canzone Tuta gold di Mahmood ci fa capire che ci troviamo di fronte ad un simbolo di quella vita, di quella gioventù periferica e di piccola criminalità, la tuta in acetato che si porta dagli anni ’90. “È un simbolo di comodità e al contempo ha un grande significato: nel posto più comune e nel capo più semplice di tutti si può trovare qualcosa di speciale”, ha detto. Mahmood romanticizza un’immagine e forse il suo immaginario, che passa dal rap ai Soprano con disinvoltura, ma il pezzo, che potrebbe sorprendere le giurie sanremesi abituato a un altro tipo di cantante, ha un suo potenziale che il testo incarna bene, anche in certe sfumature queer con cui spesso gioca: “Maglia bianca, oro sui denti, blue jeans/non paragonarmi a una bitch così”.