Tra oggi e domani andrà in onda su Rai 1 la miniserie diretta nel 2021 intitolata ‘Alfredino: Una storia italiana‘ e incentrata sulla triste (tristissima) vicenda del bambino di 6 anni che nel 1981 tenne gli italiani attaccati agli schermi televisivi, con il fiato sospeso per una delle operazioni di salvataggio più complicate che la nostra cronaca ricordi: oltre alle già pessime condizioni in cui si trovava il piccolo, resero tutto più complicato anche il caldo e l’afa delle campagne romane e la malattia – la tetralogia di Fallot – malattia di cui soffriva il piccolo Alfredino Rampi. La cronaca è – purtroppo – nota: il bambino quella sera sparì nel nulla e venne trovato solamente poche ora più tardi incastrato in un pozzo da cui sarebbe stato liberato solamente un mese più tardi, ormai senza vita.



La prima puntata della miniserie – in onda oggi in prima serata – si concentrerà sull’inizio di questa triste vicenda, dalla malattia scoperta della tetralogia di Fallot, fino alla promessa di tentare il tutto per tutto con una rischiosa operazione chirurgica che avrebbe potuto curare o uccidere Alfredino Rampi: promessa mai mantenuta perché il bambino non riuscì a superare quell’ultima estate di gioia e spensieratezza che i suoi genitori – Ferdinando e Franca Rampi – volevano fargli vivere prima del rischioso intervento.



Cos’è la tetralogia di Fallot: una grave malattia di Alfredino Rampi a cuore e polmoni che riduce l’afflusso di ossigeno all’organismo

Lasciando da parte la difficile storia di Alfredino, molti guardando la serie potrebbe chiedersi in cosa consista la tetralogia di Fallot ed è proprio su questo che ci concentreremo tra queste righe, partendo dallo specificare che si tratta di una patologia cardiaca congenita che colpisce in particolare i bambini tra i 2 e i 4 anni, con un’incidenza vicina ad 1 caso ogni 3.600 nati. La malattia di Alfredino Rampi include quattro differenti anomalie anatomiche tutte concentrate tra i polmoni, il setto intervascolare e il cuore che combinate – ed è questo l’effetto principale della tetralogia di Fallot – causano un insufficiente apporto di sangue ai polmoni e una conseguenza carenza di ossigeno al cuore: proprio per questo il caso di Alfredino Rampi risultò ancor più delicato di quanto apparisse perché – a differenza dei suoi coetanei – aveva bisogno di molto più ossigeno fresco e pulito, estremamente carente in un pozzo.



Ad oggi non è ancora stata chiarita la causa della tetralogia, ma è certo che moltissimi casi sono legati ad altre sindromi genetiche, come quella di Down, quella di DiGeorge e la Fenilcetonuria; mentre si sono documentati casi associati all’alcolismo materno, alla rosolia, a diverse malattie virali della madre durante la gravidanza e alla tarda età di gestazione. Inoltre, nonostante lo sviluppo della medicina e della scienza non c’è ancora una reale speranza per chi soffre della tetralogia di Fallot e le alternative sono solamente due: la riparazione intracardiaca chirurgica – l’intervento rischiosissimo proposto anche ad Alfredino Rampi – teoricamente risolutiva; oppure la procedura palliativa con l’applicazione di uno shunt tra cuore e polmone, che è solamente temporanea ma non aumenta il rischio di decesso del paziente.