E’ tetraplegico da 10 anni dopo un incidente stradale, ed ora Mario, ex trasportatore marchigiano, chiede di poter morire. “Soffro troppo”, racconta ai microfoni del Corriere della Sera, ma “lo Stato mi ignora”, aggiunge. Era il 2010 quando la sua vita è cambiata per sempre a seguito di un incidente stradale: «E’ stato una sera d’autunno del 2010, tornavo a casa in macchina. Su un rettilineo un’auto che veniva dall’altra parte ha invaso la mia corsia e io ho sterzato d’istinto, ho preso il palo della luce, l’albero, il casottino dei bagni pubblici. Stavo andando a sbattere dal lato guidatore e allora mi è venuto istintivo slacciare la cintura e buttarmi dall’altra parte. Chissà… se non lo avessi fatto…».
In un istante ha perso l’uso di tutti gli arti, ed ora, dopo dieci anni di sofferenze, chiede l’eutanasia: «Se io potessi – ha aggiunto – prenderei tutti i medicinali della sera, li metterei in un bicchiere e li manderei giù, ma non posso farlo da solo. Se un uomo dice una cosa del genere è perché è arrivato al limite. Come fanno a non capirlo?», rivolgendosi all’Asl: «Sì, la Asl. Prima la Corte Costituzionale e poi il Tribunale di Ancona hanno detto che devono farmi questa benedetta visita medica e invece loro non la fanno». Ma la visita tarda ad arrivare: «Esatto. Se non la fanno e non mandano l’esito al Comitato etico non si può stabilire se ci sono o no i requisiti per il suicidio assistito, di conseguenza nessun medico può prescrivermi il farmaco letale. In pratica la Asl mi sta dicendo: puoi soffrire ancora. Anzi, di più, mi indica la strada che dovrei percorrere».
TETRAPLEGICO DA 10 ANNI, “VOGLIO MORIRE MA LO STATO MI IGNORA, VOGLIONO FARMI FARE LE CURE PALLIATIVE”
Che sarebbe, come racconta ancora il tetraplegico, le cure palliative: «Ma perché? – domanda il paziente – quella morte è dignitosa? Fine dei trattamenti e sedazione profonda: potrei durare giorni e giorni, incosciente e disidratato, consumarmi sotto gli occhi di mia madre, mio fratello, i miei amici… Perché non darmi quei venti grammi di pozione letale? Facciamo questa visita, vediamo se ho i requisiti per morire (e io sono sicuro di sì), prendo il farmaco e muoio in pochi minuti, con dignità e dopo aver salutato tutti».
Opponendosi al sistema il 43enne tetraplegico si dice pronto ad una causa legale: «Filomena Gallo, con il collegio legale che mi segue, ha inviato una notifica e una diffida: hanno pochi giorni per darsi da fare, poi mandiamo avanti la denuncia penale per omissione di atti d’ufficio. E c’è un’altra cosa che farei: inviterei a casa mia chi pensa che io abbia torto a non voler vivere. Chiunque tu sia ti invito: stai accanto a me per una settimana. Poi capirai».