Nonostante le apparenze che vogliano Netflix e Amazon omologhi in competizione per lo streaming, la differenza tra i due colossi è notevole: il primo distribuisce o produce in primis per la piattaforma, prevedendo un passaggio in sala solo in alcuni (sempre più frequenti) casi; il secondo invece è un produttore cinematografico che poi diffonde i propri film su Prime Video. La differenza è evidente anche nelle scelta stilistica, nella struttura visiva e narrativa dei film: per esempio, The Aeronauts di Tom Harper è un film concepito per la sala, per il grande schermo e poi dopo passato per lo streaming. E si vede.
Il film racconta la storia vera di Amelia Wren e James Gleisher, una pilota di mongolfiere e uno scienziato che nel 1862 sfidarono l’impossibile per battere il record di altitudine al fine di studiare il clima e fondare la moderna meteorologia.
Harper insieme a Jack Thorne dà a questa storia una struttura abbastanza convenzionale da biopic, con la narrazione dell’impresa alternata a flashback e digressioni poco interessanti se non a presentare in modo canonico personaggi e temi. Quello che conta però nel film di Harper è, appunto, la descrizione dell’impresa ed è qui la differenza di The Aeronauts con le normali produzioni per lo streaming, anche quelle ad alto budget: l’immagine cinematografica, la concezione dell’inquadratura, il tempo per far respirare le scene.
In questo senso, il film sembra un progetto che 50/60 anni fa avrebbe potuto realizzare Howard Hawks: lo scandaglio delle etiche e delle pratiche lavorative di ognuno dei personaggi, le schermaglie tra il maschile e il femminile, l’amore per l’aria e il volo resi al massimo della loro spettacolarità (pur con un budget relativamente contenuto di 40 milioni di dollari). Un tipo di cinema che richiede il grande schermo, ma che difficilmente lo vede ancora e che grazie alle piattaforme può rivedere la luce.
Il che non significa necessariamente che The Aeronauts sia un film riuscito, anzi: al di là della convenzionalità trita e della scarsa attrattiva del background dei persi e delle scene dedicate al passato, il film si fonda sul paradosso quasi insuperabile di un film “scientifico” per costruzione e tipo di suspense che però chiede al pubblico enormi sospensioni dell’incredulità dovute più a facilonerie di scrittura che a clamorose imprese avventurose. E anche il discreto lato spettacolare, con efficaci effetti speciali, è penalizzato da una regia abbastanza fiacca e timorosa.
Nondimeno, The Aeronauts è un film interessante proprio nel mostrarsi come opera che segna una differenza produttiva, che ambisce alla nobilitazione della sala cinematografica per sua natura, più che per virtù. Per questo, dopo averlo visto alla Festa del Cinema di Roma, incuriosisce capire come un film simile possa venir recepito dagli spettatori del computer o di una smart tv.