Meritatamente, The Bear è la serie tv del momento. Quando la inizi a guardare ti viene il sospetto di essere di fronte a un sottoprodotto di Masterchef, ma bastano pochi fotogrammi per capire che invece sei capitato in una cucina dove accadono cose nuove e intelligenti, e dove trovano spazio anche i sentimenti. The Bear si guarda molto velocemente (8 episodi di circa 30′ ciascuno), con un cast giovane e molto bravo, e con sullo sfondo una Chicago bellissima e reale, dove le origini – da Al Capone a Obama – sono appena evocate nella intro, perché appare per quella che è, una delle realtà più vive e dinamiche dell’America di oggi.



Ideata da Christopher Storer e prodotta  dalla FX Productions per Hulu, è distribuita in Italia dalla Star sulla piattaforma Disney+ dal 5 ottobre. The Bear ci racconta di Carmy, un giovane talentoso cuoco, di lontane origini italiane, che torna a Chicago dopo aver lavorato nei migliori ristoranti di New York, per gestire il piccolo ristorante del fratello, che si è suicidato senza dare spiegazioni. L’impresa sembra impossibile, nessuno nel ristorante accetta il nuovo ruolo di Carmy, che è considerato un bravo chef, ma che nulla c’entra con la misera paninoteca che vende arrosto di beef nella povera periferia della grande metropoli dell’Illinois.



Carmy sempre più disperato assume Sidney, una giovanissima chef che aspira a lavorare con lui e che si getta con entusiasmo nell’impresa. Tra mille vicissitudini e sommersi da un mare di debiti lasciati dal fratello, i due piano piano conquistano la fiducia del variegato mondo che gira intorno al ristorante, trasformandolo ben presto in un luogo di successo e dove si può lavorare con allegria e senza stress.

Pur essendo in fondo una parodia di tutto ciò che in questi anni ha rappresentato il tema del cibo e della cucina in tv, in realtà ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo. Qualcosa che ci conduce dentro il mondo della ristorazione dalla porta della realtà. La lotta quotidiana per portare avanti un ristorante, le difficoltà a fronteggiare una clientela spesso problematica, la duttilità a risolvere ogni piccola questione che può, da un momento ad un altro, mandare a monte il fatturato della giornata.



E nonostante queste difficoltà The Bear conservare lo spirito creativo e l’amore per la cucina, che altro non è che una rigorosa ricerca di nuovi sapori rispettando un mestiere che è sinonimo di studio, professionalità, lavora duro. Le regole della cucina non sono altro che un modo per lavorare di meno e meglio e se possibile guadagnare di più, non la psicotica patologia dello chef di turno che si diverte a maltrattare i suoi sottoposti.

La serie è destinata a essere considerata uno dei prodotti più importanti dell’anno. Nata come miniserie ha già convinto la produzione a programmare la seconda stagione. Molto bravo il protagonista, l’attore americano Jeremy White (Shameless). Accanto a lui due figure centrali e in permanente conflitto tra loro, Ebon Moss-Bachrach nei panni di Richard, l’amico più stretto del fratello di Carmy, e Ayo Edebiri, la giovane attrice e comica di colore, interprete di Sidney, la stagista che poi si rivelerà la chiave del successo del progetto di Carmy.

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