Quasi sconosciuta in Italia, The Chosen è una serie sulla vita di Gesù girata negli Stati Uniti e finanziata non dalle grandi reti dello streaming (Netflix, Amazon, ecc.), ma dagli stessi fan tramite il crownfunding. Questo fa sì che la pubblicità della serie sia improntata più sulla diffusione social e sul passaparola degli utenti piuttosto che sui canali pubblicitari convenzionali: così facendo sono già state raggiunte per la prima stagione 50 milioni di visualizzazioni
Ci sono tanti punti interessanti, a partire dalla fondamentale premessa: Dallas Jenkins, il regista che ha creato la serie, spiega nella prima puntata perché lui e gli altri collaboratori non abbiano voluto passare dalle piattaforme streaming e quale sia lo scopo del loro lavoro. Passare dai media più conosciuti avrebbe significato adattare il messaggio evangelico alle pretese del mondo cinematografico: in un periodo in cui la woke culture è dilagante, anche solo pensare come sarebbero state fatte alcune scene o come sarebbero stati reinterpretati alcuni personaggi delle Scritture mette i brividi. Questa scelta garantisce una libertà che altrimenti sarebbe mancata. È da lodare anche l’intento dichiarato: il voler avvicinare più gente possibile alla lettura del Vangelo e delle scritture. Un obiettivo ambizioso e ammirevole, senza alcun dubbio. Ma non per questo impossibile.
Il risultato è un’opera emozionante, altamente emotiva ma che non cade nel sentimentalismo e che porta chi guarda a immedesimarsi con i personaggi, quasi ripensandoli in chiave più umana, riuscendo a contestualizzarli nel tempo e nella cultura in cui vivono, togliendoli dal pericolo dell’astrazione in cui a volte si rischia di cadere.
Seguire Pietro, Giovanni, Andrea, la Maddalena e osservare come sono chiamati da Cristo e come rispondono, i loro dubbi, la loro vita completamente cambiata, è un’avventura che trasforma lo spettatore. È una serie che si concentra innanzitutto sui rapporti tessuti da Gesù e tra i discepoli e che aiuta a porre la domanda che ha attraversato la storia: «Chi è Cristo?». Per rispondere non resta che guardarLo e seguirLo.
Ovviamente non mancano i miracoli, che hanno un aspetto in parte sentimentale, il quale però non stona; appare evidente come questi siano una conseguenza della missione, un mezzo e non un fine, un gesto compiuto in risposta a una tensione verso l’infinito che esplode nell’incontro con Cristo: non è il miracolo l’evento importante, ma l’incontro con Cristo che fa «nuove tutte le cose» (cfr Ap 21,5), anche quando le persone che lo incontrano lo confondono per un prodigioso guaritore. Niente di nuovo, è il Vangelo. Eppure fa bene riaccorgersi di questo.
Gesù appare in tutto il suo lato umano, come si vede nel Suo rapporto con gli altri. È un Gesù che parla, che ride, che si piega sulla miseria umana: è, di nuovo, il Vangelo sul piccolo schermo. Una delle scene che più esalta l’aspetto “terreno” è quella delle nozze di Cana, il primo miracolo: Gesù, prima di trasformare l’acqua in vino, balla. Sembra un gesto banale e può capitare che lo spettatore rimanga quasi spaesato, eppure è più che probabile che Lui stesso abbia festeggiato le nozze e non sia rimasto in disparte, come se attendesse che finisse il vino per trasformare l’acqua e andarsene.
È meraviglioso come appaia evidente il fatto che, mentre tutti Lo attendono, cioè attendono la venuta del Messia di Israele, Lui è già in viaggio e si fa prossimo, chinandosi sulle miserie dell’umanità.
Commovente è la figura di Nicodemo, presentata nella prima stagione: un uomo costantemente alla ricerca, anche e soprattutto in quanto sacerdote del Tempio, che si lascia interrogare dalla Persona di Gesù.
Osservare i discepoli che riconoscono il Messia interroga: lo riconoscono, parlano, mangiano, ridono insieme. Ma mentre la serie prosegue si sa già la fine, e questo è drammatico. Le stesse persone che sono così legate a Cristo, così tanto amiche, lo tradiranno. Tutte. Eppure sono gli stessi che su Suo mandato avevano guarito gli storpi e scacciato i demoni (tra i quali, fa bene ricordarlo, c’era anche Giuda: anche lui aveva scacciato i demoni!).
Questa serie non può certo sostituire il Vangelo, né si pone in quest’ottica, ma ricorda, o insegna, un metodo per leggere e meditare le Sacre Scritture: come potremmo capire meglio Maria Maddalena o l’emorroissa, o la resurrezione della figlia di Giairo e tanti altri avvenimenti del Vangelo se davvero riuscissimo, testa e cuore, a immedesimarci di più con quello che le Sacre Scritture riportano e che la Chiesa ci insegna!
Un’ultima piccola nota, quasi a margine: gli autori non sono cattolici. Questo non impedisce ovviamente la visione, ma porrà, quando e se decideranno di presentarla, un aspetto di difficile interpretazione quando si tratterà della fondazione della Chiesa e del primato pietrino. Nonostante questo, con le offerte del panorama cinematografico, The Chosen è una serie che fa bene al cuore e alla fede di ciascuno.
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