Un anno fa vi ho presentato la serie tv Painkiller (Netflix) sulla diffusione negli Stati Uniti di un antidolorifico, l’ossicodone, che ha creato dipendenza più dell’eroina e migliaia di morti, con proficui guadagni da parte della casa farmaceutica produttrice, cosciente dei danni che avrebbe provocato. Oggi vi parlo di un film con una tematica simile, The Constant Gardener – La cospirazione (2005), tratto dall’omonimo romanzo del 2001 di John Le Carré, con protagonisti Ralph Fiennes nei panni di un diplomatico inglese, Justin Quayle, in missione in Kenya e Rachel Weisz, vincitrice con questo film dell’Oscar come miglior attrice non protagonista, in quelli di sua moglie Tessa, impegnata negli aiuti umanitari.
Tessa viene ritrovata barbaramente uccisa insieme al suo autista mentre il dottore che li accompagnava risulta scomparso. La polizia keniota conclude le indagini in maniera sbrigativa, il medico scomparso era l’amante di Tessa e l’ha uccisa. Qualcosa non quadra e Justin si risveglia dalla sua ingenuità e dal suo hobby di accudire le piante (da qui il titolo del libro e film) e trovando alcuni appunti della moglie inizia a indagare. Scoprirà che il medico amico di Tessa era gay, che i due stavano indagando su una big pharma che elargiva nel Paese un farmaco non testato e con risultati negativi contro la tbc. La società farmaceutica ungeva un affarista britannico con il beneplacito delle autorità inglesi e locali. Un business miliardario sulla pelle dei poveri africani.
Justin inizia a intuire qualcosa, ma viene rimandato in patria. Da lì con passaporto falso si muove prima in Germania, poi in Kenya e in Sudan alla ricerca delle prove per inchiodare i responsabili dei fattacci. Verrà seguito e picchiato, ma continuerà nell’impresa per ricercare la verità e i documenti che attestano la cospirazione.
Il regista di The Constant Gardener – La cospirazione, Fernando Meirelles, sviluppa su tre piani la narrazione del film. Il primo è il rapporto amoroso tra Justin e Tessa, il loro incontro, il loro amore, il dubbio che assale il marito appena lei viene uccisa, con continui flashback della loro vita; il secondo è la realtà umana degli slum locali, girato con la macchina a mano, tra la gente, come se fosse un documentario; il terzo è il complotto. Un mix su cui molti criticoni han storto il naso, ma che secondo me rende tutto reale.
Il finale non è però il solito happy end e questo giova al film.
Direte: facile parlare male delle case farmaceutiche, ma il romanzo e il film The Constant Gardener – La cospirazione partono da un fatto realmente accaduto (come per l’ossicodone di cui sopra) in Nigeria nel 1996 (farmaco sperimentale per la meningite) e svelato dal Washington Post nel 2000. La multinazionale farmaceutica risolse in bellezza la situazione penale e civile in Nigeria versando allo Stato e ai suoi poveri abitanti in totale 75 milioni di dollari. ‘Na bazzecola.
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