Alcuni giorni fa, a seguito di complicazioni legate alla grave forma di diabete che la affliggeva da tempo, si è spenta a 86 anni Yvonne Loriod, grandissima pianista francese e seconda moglie del compositore Olivier Messiaen (1908 – 1992).
Nata il 20 gennaio 1924 a Houilles (Yvelines) la Loriod inizia lo studio del pianoforte in tenera età e, a soli quattordici anni, può già vantare un repertorio sterminato: tutte le Sonate di Beethoven, tutto il Clavicembalo ben temperato di Bach e i Concerti di Mozart oltre ai romantici e a molti brani contemporanei.
La sua memoria formidabile, la sua tecnica prodigiosa e la sua capacità di penetrare le più intime sfumature di partiture estremamente complesse la rendono l’interprete d’elezione della musica di Messiaen, dapprima suo insegnante di analisi (la Loriod è stata anche compositrice) e poi suo marito.
Quello che colpisce nell’arte di questa grande musicista del nostro tempo è la sua totale padronanza dello strumento e nel contempo la netta percezione che la sua tecnica perfetta non sia altro che un mezzo per raggiungere una resa davvero completa e profonda della pagina interpretata. Vedere la Loriod al pianoforte è uno spettacolo: la concentrazione assoluta unita a una souplesse davvero impressionante.
Queste qualità, insieme a un altissimo livello di immedesimazione, emergono con chiarezza nei video che proponiamo. Nei primi due vediamo la pianista che esegue alcuni esempi musicali tratti dal Catalogne d’Oiseaux di Messiaen (il compositore è noto per il suo utilizzo sistematico del canto degli uccelli nelle sue opere) seguendo le indicazioni suggestive e caratteristiche date dal marito.
È uno spaccato interessantissimo di un sodalizio umano e artistico che rappresenta davvero una rarità nell’intero panorama musicale contemporaneo. Una nota di tenerezza all’appassionata perorazione è data, nel primo video, dallo sguardo sbarazzino che la pianista rivolge al marito [1 – 0’55”] completamente infervorato dalla spiegazione.
I successivi tre video si riferiscono tutti a Des canyons aux étoiles (Dai canyons alle stelle), una delle opere più importanti di Messiaen. Il brano, scritto per un’orchestra da camera, prevede, tra gli strumenti solisti, anche la presenza del pianoforte la cui parte è stata pensata espressamente per la Loriod.
Il primo brano, nono movimento dell’opera, è intitolato Le moqueur poliglotte (è dedicato a un uccello, il Mimus polyglottos, abilissimo a imitare il canto degli altri uccelli) ed è affidato al solo pianoforte. Qui vediamo che l’età non ha per nulla intaccato la vitalità e la capacità di comunicazione della Loriod che si trova perfettamente a suo agio nonostante l’impervia scrittura strumentale.
Le capriole sonore del volatile sono mimate in modo suggestivo (nel timbro oltre che nelle figurazioni) e la sapienza pianistica dell’interprete riesce a rendere anche la minima sfumatura (la tavolozza timbrico-armonica è qui davvero impressionante) del tessuto musicale.
Olivier Messiaen – Des canyons aux étoiles
Yvonne Loriod, pianoforte
Concludiamo questa nostra breve carrellata con la prima parte del sublime ottavo numero della partitura (Les ressuscités et le chant de l’étoile Aldebaran – I risorti e il canto della stella Aldebaran) in cui Messiaen (e con lui la Loriod) riesce a trasportarci ad altezze siderali.
Olivier Messiaen – Les ressuscités et le chant de l’étoile Aldebaran
Sembra di udire l’eco delle parole di Florenskij citate pochi giorni fa proprio su questa testata: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, … intrattenetevi … col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”.
Ed è proprio la pace dei risorti e lo splendore del coro celeste (rappresentato qui da Aldebaran) che, in perfetta consonanza con l’etereo tessuto musicale, vogliamo in conclusione augurare alla grande pianista che, oltre ad essere una musicista di prima grandezza, ha saputo attraversare il nostro tempo con una discrezione e una generosità davvero rarissimi.
Sit tibi terra laevis cara Yvonne.