The greatest showman, musical del 2017, è un’opera che narra della genesi del circo ed è ispirata alla vera storia di Phineas Taylor Barnum, inventore dell’arte circense. Il film vuole catturare lo spettatore attraendolo tramite musiche e coreografie spettacolari, attorno alle quali si svolge la storia del protagonista; il risultato è un film più che gradevole con richiami profondi.
Barnum, figlio di un sarto che muore quando ancora era bambino, è un grande sognatore, che, nonostante le difficoltà incontrate nell’infanzia (percepite nel film ma non completamente sviluppate), continua a immaginare come plasmare la realtà. Si potrebbe definire Barnum come “il personaggio del desiderio”, come colui che non si accontenta del grigiore in cui è rinchiusa la sua vita: persino quando da adulto trova un lavoro da contabile non smette di immaginare, di ideare, di progettare, cercando qualcosa di più di una vita monotona.
Tutta la storia è una continua narrazione del suo desiderio di vita e una continua ricerca di ciò che lo appaga: “Chiudo gli occhi e vedo/Un mondo che m’aspetta/Che sento mio,/Oltre l’oscurità, oltre la porta/Oltre il posto dove nessuno è mai stato,/Ma che sento come una casa” (A million dreams). Un posto mai visto, che però sente come casa, perché corrisponde a quel che il suo cuore desidera.
Come potrebbe sembrare a una prima lettura dei testi delle canzoni, sembra quasi che il protagonista, non appagato dal mondo, voglia costruire un suo mondo personale; pur non essendo così distante dal vero, rimane una lettura parziale: per Barnum il suo mondo non è abbastanza, è vero, ma i suoi sogni hanno come oggetto un mondo reale, vero, concreto, una ridefinizione di questo mondo. Vuole vivere la vita che desidera in questo mondo, non fuggire da esso. Se fosse vero il contrario, se cioè trovasse soddisfazione in un mondo immaginario, quindi in definitiva in una menzogna creata dalla sua brillante fantasia, la sua storia non sarebbe propositiva (con tanto di creazione di un circo) ma sterile, rinchiusa su se stesso: “Quando il mondo diventa una fantasia/E sei più di quello che potresti mai essere/Perché stai sognando con i tuoi occhi spalancati/E sai che non puoi tornare di nuovo/Al mondo dove vivevi/Perché stai sognando con i tuoi occhi spalancati/Quindi, prendi vita!” (Come Alive). Dei sogni (il mondo che diventa fantasia) che riportano con i piedi per terra, in modo nuovo (“hai gli occhi spalancati”, “sei più di quello che potresti mai essere”, “prendi vita!”), che propongono di vivere la realtà al pieno della propria libertà: “E io posso renderti libero/Fuori dalla ripetitività e dalle mura che ti tengono dentro/Quindi scambia questo qualcosa di tipico con qualcosa di colorato/E se è una follia, vivi un po’ follemente/Puoi giocarla razionalmente, un re tradizionale/O puoi rischiare tutto e vedere” (The other side).
I sogni di cui parla sono una possibilità per tutti, nessuno escluso, tanto che è proprio dagli esclusi, gli ultimi, i reietti della società, che parte il suo viaggio e inizia la sua creazione: “Mettere persone di ogni tipo in scena, di ogni colore, foggia, statura, presentarli come eguali, si sarebbe potuto chiamarla una celebrazione dell’umanità”. Sono persone che non tratta come semplici oggetti di scena, ma che trasforma in una compagnia, dove nascono amicizia e fraternità, tanto da far dichiarare loro che Barnum ha donato a tutti quello che è sempre mancato loro: una famiglia e, grazie al circo, una casa.
Uno dei momenti più drammatici e ricchi di significato è però quando, all’apice del successo, il protagonista sembra quasi rinnegare la sua creazione principale per cercare di entrare nell’alta società, impresa che riesce fino alla presa di coscienza che, continuando a seguire quella strada, perderà gli affetti che gli sono più cari: sua moglie, cui ha promesso “una vita da sogno”, le sue figlie e anche i suoi sogni, di cui il circo è la realizzazione.
All’apice del successo Barnum è come abbagliato dalle luci della ribalta, che lo porteranno a perdere tutto, senza (quasi) possibilità di recuperare alcunché. La scena di lui seduto sugli scalini del suo teatro andato in rovina sembra richiamare potentemente il brano evangelico di Matteo «Quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima?» (Mt 16, 26). Similmente, cercando un successo diverso da quello inizialmente desiderato, Barnum, pur guadagnando in celebrità, perde se stesso e, quindi, perde tutto. Ma avrà l’occasione di ripartire e ricominciare, negli affetti, nella famiglia e anche nel circo, per diventare finalmente The greatest showman, l’uomo che si abbandonava alla potenza del desiderio.
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