“La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie”. Questa massima di Hugo von Hoffmansthal, tratta da “Il libro degli amici”, mi è venuta alla mente dopo aver ascoltato This is the weather, pezzo finale del nuovo disco “In quiet moments” dei Lost Horizons, il progetto musicale di Simon Raymonde e Richie Thomas. Il brano è cantato da Karen Peris: piano, archi e voce, semplici e struggenti, “con una malinconia connessa subito alla sensazione di sentire la mancanza di qualcuno a me molto caro” (KP).



Lo stesso Raymonde ha raccontato in modo divertente e partecipe come era nata la collaborazione nel precedente album Ojalà (recensito dal Sussidiario): “Karen Peris è da quasi 25 anni una delle mie cantanti preferite. L’album Birds of My Neighbourhood della sua band Innocence Mission è nella mia top five di tutti i tempi da quando lo posso ricordare. Sai come alcune voci ti colpiscono al cuore, all’inguine o alla testa? La sua mi uccide, la trovo molto emozionante e va dritto a quelle parti di me. C’è una tristezza intrinseca in questo e dopo aver scritto la musica per The places we’ve been sapevo che dovevo chiederglielo.



Finora non aveva mai cantato sulla musica di qualcun altro, quindi sapevo che poteva non essere semplice, ma ho trovato lei e suo marito Don, che insieme sono Innocence Mission, su Facebook Messenger e ho inviato loro un paio di messaggi! Incredibilmente hanno risposto positivamente e hanno chiesto di ascoltare la traccia. Mentre la inviavo mi sentivo come un adolescente che chiede un appuntamento a una ragazza per cui ha una cotta! Davvero sciocco, perché Karen ha risposto rapidamente dicendo che le piaceva e sarebbe stata felice di provare a cantarci sopra. Ho pianto come un bambino quando ho ricevuto la sua prova tramite e-mail. Penso di averla ascoltata 20 volte di fila, a stento in grado di affrontare quello che era appena successo!”   



Camillo Langone l’anno scorso sul Foglio invitava ad assumere, come antidoto a Sanremo, “una dose di The Innocence Mission. È un gruppo americano, anzi un gruppetto, praticamente un duo composto da marito e moglie. Lui è un bravo chitarrista, lei è una bella donna del tipo irlandese (McCullough il cognome da ragazza) e  ha una voce incantevole”.            Sono d’accordo dopo aver ascoltato tutti i loro album (12 a partire dal 1989, i primi due prodotti dall’allora marito di Joni Mitchell, Larry Klein, l’ultimo See you tomorrow del 2020, più alcuni EP e pezzi sparsi) e visto i video disponibili. Un mondo nuovo e affascinante si è aperto, tanto da darmi una “sorta di squillo da jackpot di slot-machine” (citando in un altro contesto David Foster Wallace). Sarà per i ritmi per lo più tranquilli ma mai sdolcinati, la non comune capacità melodica, quella voce! e i testi, con immagini ed emozioni che evocano Emily Dickinson: “ciò che è così distintivo dei versi di Karen Peris è l’economia delle parole, nomi concreti – pesci, luci, un uomo che ride – che prendono vita tramite melodie che danzano attraverso la scala musicale come creature marine” (Sufjan Stevens).

O forse tutto queste cose insieme, legate al fatto che Karen e Don sono cattolici: “mentre molti critici hanno suggerito che le sue canzoni riflettessero l’aura della loro città natale (Lancaster in Pennsylvania ndr), la popolazione di 54.000 abitanti, nel cuore dell’area degli Amish,  Karen ne è meno certa. ‘È difficile dire come l’ambiente ci abbia influenzato – ha detto – Non ho mai scritto della zona o delle persone. Ma sono sicuro che siamo stati colpiti dal vedere i nostri genitori vivere la loro fede. I cattolici spesso non esprimono molto a parole la loro fede, ma l’ho imparata attraverso le loro azioni, il modo in cui trattavano le persone e facevano le cose’ ”(Los Angeles Times del 24/02/1990) in un modo a dir poco artisticamente interessante. (1). “Durante il mio tragitto mattutino al buio, ascolto Hello I Feel the Same. L’ho sentito solo due volte e ho già sentito le lacrime pungermi gli occhi per ragioni che non so spiegare. Con questo disco, The Innocence Mission continuano il loro viaggio di 30 anni attraverso territori di stati d’animo e misteri raramente esplorati o espressi da altri musicisti. […] I testi sulla speranza e il conforto e le promesse di Dio sono così prevalenti, così primari, così abituali nella musica cristiana che sembrano sentimenti a buon mercato, mantra stanchi, risposte facili. Sono sentimentali. Fanno sentire i credenti bene per la loro familiarità. Ci piace sentire con cosa siamo d’accordo, cosa viene facilmente, cosa manca di complicazioni o sfide. Ma l’effetto finale di tali cantilene tende ad essere lieve e fugace, la loro influenza inconsistente, poiché non riconoscono né fanno i conti con la realtà persistente di questa oscurità presente, degli scoraggiamenti, delle paure e degli orrori che ci fanno conoscere la disperazione. Più un artista riconosce ed esprime la rottura che conosciamo in questa vita, più significative diventano le sue lodi di bellezza e dichiarazioni di speranza. L’ispirazione della musica di The Innocence Mission è potente per me perché Karen Peris canta la speranza come qualcuno che conosce profondamente la lotta privata, la sofferenza, il dolore e una sorta di solitudine spirituale che non può essere completamente alleviata in questo mondo fratturato” (Jeffrey Overstreet, “Listening closer: The Innocence Mission goes on shining”).

Di questo disco del 2015 basta ascoltare 3 pezzi per confermare questo giudizio: nel brano di apertura, che dà il titolo all’album, “Peris canta di notare una ragazza che a volte si sente invisibile, e offre sentimenti di empatia e incoraggiamento: “Aspetta, aspetta, /aspetta, ti saluto di nuovo / Ciao, ciao, / ciao, io sento lo stesso”. I colori giocano un ruolo importante in tutto l’album, come se fossero fari della promessa di primavera nel cuore dell’inverno. In questa prima traccia, ad esempio, dice alla ragazza: “Sì al colore verde e al campo di nuvole, alle migliaia di uccelli e al  loro librarsi in alto”(Ibidem).                                                                                                 

Il secondo è Washington Field Trip: “Farsi fotografare davanti al Campidoglio / dipende dalla direzione della luce e dalla folla / Non mi sento a mio agio in piedi davanti a tanta gente o a parlare / Ma vedo che siamo tutti uguali adesso/  Fino a cinque isolati più su, sotto la pioggia di fiori all’una / Volendo essere utile in questa vita / Portando questi alberi in fiore ancor più alla luce del sole / Bellissimo Francesco, sono d’accordo / Non voglio che la paura mi trattenga / Non voglio che mi impedisca di amare, affatto”. La stessa Peris ha spiegato il senso del testo: “quando ho sentito per la prima volta che Papa Francesco sarebbe venuto negli Stati Uniti, ho iniziato a pensare alla ragazza della canzone in viaggio per vederlo a Washington. Mi rendeva felice poter cantare il nome “Francesco” nella canzone. Lo sentivo come qualcosa che volevo davvero registrare così continuavo a provare a scriverlo. A un certo punto, i boccioli di ciliegia arrivarono – mia mamma adorava andare a Washington per vederli tutti gli anni e ho provato molte volte a scriverne e dei fiori sugli alberi che ti si attaccano alle scarpe, facendosi portare via in quel modo. Quindi, questa magari è una combinazione strana di immagini, ma i fiori degli alberi diventarono una connessione con le buone intenzioni che vengono portate con sé e riprodotte, il bisogno di essere utili”.

The Color Green è il brano finale e ha un afflato quasi mistico: “Il colore verde mi è stato inviato in battute da quattro quarti / Di campi e di quelli che li percorrono con i loro maglioni di cardigan / Con il cielo color lavanda che stava giusto per piovere / Nella musica / Così mi è stato inviato, dentro e fuori del tempo / Tornando a casa a piedi ascolto con attenzione / Tra i palazzi ascolto con te in cerca delle canzoni che conoscevamo / Il colore verde mi è stato inviato a ondate e mi ha sollevato / Di tre piani ho visto il giorno come un dono / E domani in auto le cose potrebbero cambiare, devo stare attenta / Così mi è stato inviato, come una visita improvvisa, con un finale strumentale della famiglia Peris al completo(Karen al piano, Don alla chitarra e i figli Anna, alla viola, e Drew, al violino) capace di toccare anche il cuore più insensibile o distratto.

E’ facile trovare e allo stesso tempo difficile ma necessario scegliere altri pezzi del “campionario” Innocence Mission, tra oltre 100 disponibili.

La vita è una lotta ma non sei solo nel combattimento. In North American field song (da My Room in the trees del 2010) Karen ripete quasi come in un’invocazione “Stay calm”: “Stai calma, stai calma / Stai calma nel frattempo / Stai calma / Stai calma Stai calma / Attraverso la luce rossa e quella verde / Stai calma / Nessuno può essere così imbarazzata come me / Dico a questi alberi / Dove cammino a testa bassa / Per tutta la mattina, l’aria bella/ Sarò consapevole / Mio Padre è lì / E stai calma”.

E che dire della dolcezza jazzata, quasi da svenimento, della festa di compleanno di When Mac was swimming (da Befriended del 2003)? “Mentre Mac stava nuotando correvo in ritardo / girando per New Orleans alla ricerca di una torta di compleanno / È stata una grande sorpresa per lui, così tante persone sono venute / Nessuno lo sa, tesoro / Nessuno sa quanto è amato / Non preoccuparti, mia caro, il sole sta sorgendo / Ora alziamoci presto, tuffiamoci nel giorno / Usciamo dalla macchina a braccia aperte / Non vedo l’ora di essere abbracciata / I fiori che sono cresciuti, le cose che sono successe / Dal giorno in cui sei nato / Nessuno lo sa, tesoro, nessuno sa quanto è amato / Non preoccuparti, mio caro, il sole sta sorgendo”.

E un imprevisto è sempre dietro l’angolo, anche nei momenti più dolorosi: “Tutto il giorno, dal taglio dei capelli al mattino / Sembravi un dipinto, anche più del solito / Siamo esposti al vento a piantare aceri / Incontriamo un uomo più anziano che sembra sapere che / Ho perso mio padre / E sorride tra i rami / Parliamo facilmente con lui / Fino a quando non inizia a piovere / Questa è la fratellanza tra gli uomini / Aspettando all’aeroporto seduta sulla mia valigia / Una ragazza che veniva dalla Spagna è divenuta d’improvviso mia amica / Anche se non ho imparato il suo nome/ E quando la metropolitana si è oscurata / Uno sconosciuto ha illuminato la mia strada / Questa è la fratellanza tra gli uomini / Non riesco mai a dire bene cosa intendo / Ma tu mi capirai / Passando attraverso le nuvole sulla strada / Questa è la fratellanza tra gli uomini” (Brotherhood of man, da “We Walked in song” del 2007)

Anche le difficoltà personali non sono d’ostacolo nel vedere la realtà come positiva: “Se potessi, sboccerei come un fiore / Se potessi, non sarei più sterile / Questo giorno mi sta riempiendo la stanza / Sta entrando dalla mia porta / Oh questo giorno non si era mai visto prima / Oh colomba piangente, saliremo sul mio tetto / Oh colomba piangente, andremo in cielo / Questo giorno mi sta riempiendo la stanza / Sta entrando dalla mia porta / Oh questo giorno non si era mai visto prima / E le auto sono un flusso che mi passa accanto veloce / Curvano verso un luogo che non conosco / Questo giorno mi sta  riempiendo la stanza Sta attraversando la porta / Oh questo giorno non si era mai visto prima” (I Haven’t Seen This Day Before da Birds of My Neighborhood del 1999).

Questi sono solo accenni su di un gruppo straordinario, nel senso etimologico del termine: “la musica di Karen e Don Peris è una di quelle opere umane di cui non si sarà mai abbastanza grati: un dono incondizionato alla vita, il dono di chi non sarebbe in grado di muovere un passo senza lasciarne apprezzare il significato a sé e agli altri. Nella lunga carriera di questa band della Pennsylvania si trova la forza sì della bellezza, della poesia tangibile del mondo naturale, ma soprattutto di chi, da questa, sa suggerire un’interpretazione, sa tirare linee tra segni ed eventi, componendo inni a questo mirabile disegno. […] Qualcosa si compie, nell’innalzarsi gentile della voce di Karen e della chitarra di Don: una speranza, testimoniata con l’esempio di sé, col dono della propria arte agli altri e a un Altro” (Ondarock, “Innocence Mission: una liturgia domestica“).

Vi lascio con una dichiarazione di Karen Peris che sarebbe certo piaciuta al grande David Foster Wallace: “penso che tutti noi abbiamo il desiderio di provare a esprimere ciò che sentiamo, e quindi scrivere le cose a volte può essere una liberazione, per poter avere il tempo di elaborare i pensieri sulla carta. Faccio fatica a trovare le parole in una conversazione, quindi sono sempre grata di avere l’opportunità di conversare con le persone nelle canzoni. Ecco come mi sento. È una benedizione essere in grado di avere una conversazione con le persone, anche se la conversazione stessa riguarda l’essere a corto di parole. Ok, è solo una parte del mistero dell’essere vivi”.

(Ringrazio Antonio Vivaldi e Maurizio Pusceddu per le traduzioni)

(1) E’ interessante al riguardo questa critica al musicologo Scaruffi per la sua mancata inclusione nell’elenco delle migliori cantanti della storia del rock: “Quasi quanto Wheeler (dei Sundays ndr) è valida KAREN PERIS degli INNOCENCE MISSION, tuttavia, poiché la maggior parte dei vostri lettori non può certo reggere il suo pio cattolicesimo, non ne parlerò in dettaglio. Tuttavia, Peris è una cantante meravigliosa, della stessa categoria di Wheeler” (Julien Benney

(A GP)

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