Sulla piattaforma di Netflix vi sono due film che mi hanno solleticato: The Killer e Il mondo dietro te. Sono passati per le sale cinematografiche anche se abbastanza velocemente.

Il core business di Netflix è lo streaming, ma avendo arruolato dei cast di grosso calibro, sia per forma che per sostanza (parliamo di contratti e schei), non ha potuto fare a meno di portare le pellicole prima nei cinema. Ogni tanto deve dare segni di esserci alla grande, non solo con serie tv e film con poco budget. E qui gli investimenti sono stati notevoli.<



The Killer, tratto dall’omonima serie a fumetti, ha come protagonista Michael Fassbender (il Killer) e la star Tilda Swinton (l’Esperta) che vediamo verso la tre quarti del film. Il regista è un altro pezzo grosso, David Fincher, e come non ricordare il suo primo film di successo Seven (1995) dove mise in campo la sua esperienza negli effetti visivi, tra i primi a utilizzare un’esasperata saturazione dei colori con la color correction. Di lui come per i due attori mi fermo qua, consultate il loro c.v.



La trama è fumettara, niente di che. Il Killer non colpisce il bersaglio, per ritorsione due sicari cercano di uccidere la sua bella, lui s’incazza, si presenta dall’Avvocato che gli procura i lavori, lo uccide, ammazza la segretaria dopo aver avuto i nomi degli attentatori della compagna, ammazza il primo, rintraccia l’Esperta e accoppa pure lei. Arriva al miliardario che…

Not spoiler now.

La Swinton la vediamo per otto minuti quando manca mezz’ora alla fine del film (quasi due ore totali), un po’ poco, ma vista la narrazione non aveva senso tenerla sullo schermo di più, poteva essere sostituita da un’altra attrice, meno famosa, ma qui sta il gioco del puntare sulla presenza delle star.



Il film regge per i primi venti minuti e regge molto bene. Il paranoico e psicopatico Killer è in attesa del suo obiettivo. Un’attesa fatta di cibo fast food, yoga, riposo programmato e ginnastica. Ma è il pensiero del protagonista che acchiappa: si racconta, parla a se stesso e del suo modus operandi per farlo sapere a noi. E questo con il suo voice over. Un’attesa che tra il chiaro scuro, le luci soffuse, le ombre aumenta la tensione. Il Killer è meticoloso, i dettagli e la preparazione sono tutto per lui. Osserva dal cannocchiale del fucile la finestra del palazzo di fronte dove dovrà apparire la persona da colpire, ma al tempo stesso guarda la realtà intorno e si racconta. Nel vagare della cinepresa attraverso il mirino sulle finestre, sulla piazza, sulle persone e i loro gesti, il richiamo al maestro Alfred Hitchcock è inevitabile.

Il Killer nei primi venti minuti non ha rapporti con altri, interagisce solo con noi attraverso il suo pensiero, un monologo sulle sue certezze ed esperienze. Unito al montaggio, alla fotografia, alle musiche l’atmosfera si fa sempre più tesa. Come dicevo precedentemente, la tensione si carica pian piano e come diceva Hitchcock: Non c’è terrore in uno sparo, ma solo nell’attesa di esso.

Dallo sparo del Killer in poi il film… si ferma, ovvero inizia l’action sulla stregua di un brutto Jason Bourne.

Il doppiaggio italiano di Francesco Prando della voce fuori campo di Fassbender rende l’atmosfera, direi che è il valore aggiunto nelle versione nostrana del film. Certo che il regista Fincher non collabora con dei mau mau qualsiasi, il direttore della fotografia, il montatore, il compositore delle musiche han vinto Oscar grazie ai film del regista, che però per ora non ne ha mai portato a casa nessuno.

Mi fermo qua, un film un po’ sopravvalutato, niente a che vedere con Il mondo dietro di te. Questo veramente hitchcockiano. Ma ne parleremo in seguito.

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