Sono una delle più grandi rock band del 21esimo secolo, e anche quella di maggior successo mai emersa dal Nevada, con più di 28 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Si sono esibiti in oltre 50 paesi e in sei continenti, in luoghi come il Madison Square Garden, lo stadio di Wembley e il Glastonbury Festival (2007 e 2019). Sono i The Killers. Spesso ci fermiamo all’aspetto puramente musicale, esteriore, quando ascoltiamo musica. Un gruppo di amici di Bologna, appassionati dei Killers, ha indagato a fondo scoprendo che le loro canzoni hanno un contenuto speciale. Ne è autore il frontman Brandon Flowers, una persona che nel corso della sua vita ha affrontato molte sfide. Nato e cresciuto in una famiglia religiosa, ma oppressiva, ha perso la fede e l’ha ritrovata. Di questo canta. Ce lo racconta Michele Astrua in questo articolo: “Se uno parte dal primo disco (2004) all’ultimo (2020), vede passo dopo passo, album dopo album, il cammino di un uomo. Perché sono album ben pensati, “omogenei” al loro interno, ma molto diversi (anche come stile musicale) l’uno dall’altro”. 



«Devo stare male / perché voglio tutto (…) ma è solo il prezzo che pago / il destino mi sta chiamando / apre i miei occhi desiderosi».

Brandon parcheggia auto nei casinò e si esibisce nei club di scambisti a Las Vegas. Nel 2001 risponde ad un annuncio pubblicato su Las Vegas Weekly da un chitarrista; dal loro incontro nasce una delle più famose rock band degliultimi anni, i The Killers. Nel 2004 la sua vita cambia radicalmente: Hot Fuss (“Trambusto”), il loro primo album, dà una svolta alla carriera dell’artista. In queste canzoni emerge tutto il dissidio interiore generato dall’ambiente in cui è cresciuto: da una parte una rigida educazione famigliare all’interno di una comunità di cristiani mormoni, dall’altra la città del peccato, dei vizi e delle perdizioni, Las Vegas.



Apparentemente non sembra un album concepito seguendo un filo tematico: la maggior parte delle canzoni tratta vicende inventate, omicidi, incontri in discoteca, amori liceali etc. Solo in due canzoni Flowers parla di sé. Senso di colpa e redenzione, un amore non corrisposto, una gelosia dilaniante, una drammatica lotta contro il dolore: queste sono le sfide che Flowers deve affrontare. Tutto questo grida speranza, urge un senso, «voglio un significato dal dorso della mia mano spezzata». Ma la risposta sembra essere ancora lontana. È come se fosse aggrappato all’illusione di potercela fare da solo: «se puoi tener duro / se puoi tener duro».



Canzoni: All these thing that I’ve done; Mr. Brightside.

Finita la prima lunga tournée, Brandon ritorna negli Stati Uniti e inizia a percepire un grande dramma: non si riconosce più nel personaggio cucitosi addosso in questi anni, non si riconosce nell’immaginario comune del prototipo di rockstar trasgressiva. Si ritrova a chiedersi: “chi sono io?”, “a che cosa appartengo?” “che direzione deve prendere la mia vita?” “E la mia musica?”. Da queste domande nascono Sam’s Town e Day and age.

I due album sono connessi: mentre nel primo troviamo un Flowers in cammino, con molte domande, nel secondo queste si calano nel confronto con la sua realtà: vediamo il tentato suicida, la prostituta etc. Si chiede se in questo mondo, al giorno d’oggi sia possibile avere una speranza. In queste canzoni si riscopre sempre più vulnerabile, e comincia ad entrare nell’intimità delle nostre attese, illusioni, fantasie e delusioni. «Te ne stai seduta là con il cuore che scoppia / aspettando un qualche bel ragazzo / che ti salvi dai tuoi vecchi modi di fare».

Gli errori e gli sbagli commessi chiedono di essere salvati, ma come può salvarsi da solo? Siamo padroni della nostra vita o balliamo sulla musica di altri? Il passato non dà risposte, il futuro le nasconde, e così, perso, cerca di trovare qualcuno che comprenda, capisca ed accolga la domanda: «Riesci a leggermi nel pensiero?».

Ma la domanda è lanciata nel vuoto e in un mondo dove “le ragazze buone muoiono” le illusioni crollano. Ce lo racconta nella canzone “A Dustland Fairytale”, dove la ragazza “dai lunghi capelli castani e dagli occhi imbarazzati”, immagine della madre da giovane, confonde il suo principe azzurro con un uomo alcolista. E così quel desiderio di riscoprirsi nella persona amata è solo una “magia lasciata indietro / là fuori dove tutti i sogni si nascondono”.

Canzoni: When You Were Young, Read My Mind, A Dustland Fairytale

“Flamingo” è l’album con cui Brandon Flowers debutta da solista nel 2010. Cruciale per la nascita di queste canzoni è la conversione al cristianesimo di quella che diventerà sua moglie, Tana, che lo porterà a riavvicinarsi alla fede abbandonata da tempo. Alla luce di questa nuova speranza ripercorre tutto il viaggio compiuto da adolescente, in particolare nel brano “Playing with Fire”: «Papà non ti dirò che mi dispiace / per quanto pericolosa sia la strada della perdizione / per quanto distante / questa scelta non comprometterà il disegno».

Inizia ad esserci fiducia nella presenza di questo disegno, e le martellanti domande, che nel tempo erano cresciute sempre di più, diventano preghiere; chiede di essere ascoltato, perdonato, salvato, ma soprattutto implora di poter credere, di ricevere la grazia di una fede sincera e libera, in una posizione profondamente umana.

«Quando le luci si abbassano in città / qualcosa rimbomba / mi ritrovo ad aspettare di credere / sul pavimento / dove i topi dettano legge nell’angolo / (…) E mi ritrovo in ginocchio / a implorare per favore».

Canzoni: Playing With Fire, Only The Young, On The Floor

“Battleborn”, (nato per combattere) è la frase riportata sulla bandiera del Nevada, e pare essere stata adottata da Brandon Flowers non solo come titolo per il suo nuovo album del 2012, ma anche come personale motto nel vivere e affrontare le situazioni.

È un album che non commenterà, non darà mai spiegazioni; parla di amori che falliscono e del tentativo di “tener duro” di fronte ad essi. Flowers è addirittura deluso da questo album, dice che è stato concepito male; in ogni caso è importante sottolineare che è un album che va letto alla luce di quelli successivi.

Troviamo canzoni come “The way it was” e “Here with me”, in cui veniamo messi di fronte al dramma di un amore che non riesce più a reggere l’urto delle fatiche, e a tutta la nostalgia di un tempo in cui l’impeto e la passione riuscivano a far funzionare questa relazione. «Tutti i nostri piani non si sono realizzati / a volte un sogno non diventa realtà».

Non vi è ombra di rassegnazione nel cantante, che crede di poter far fronte a tutto ciò che intorno a lui sta crollando sperando nella sua stessa forza di resistere. Il grande sentimento di impotenza, però, porta Flowers a mettersi a nudo nel suo album da solista successivo, “The desired effect”: si scopre incapace nel portare tutto da solo, e, in particolare nella canzone “Between me and you” intuisce che era stato troppo orgoglioso per capire che “c’è del potere nel lasciarsi fare”.

Canzoni: The Way It Was, Here With Me, Between Me and You

L’ultima tappa del nostro percorso è formata da due album, “Wonderful wonderful” e “Imploding the mirage”, anch’essi pensati insieme.

L’evento scatenante nella vita di Flowers è che a sua moglie viene diagnosticata una forma depressione post traumatica: il fatto che finalmente la fatica che stavano vivendo avesse un nome ha permesso loro di affrontarla.

Wonderful Wonderful è il tentativo di guardare quel dolore, in maniera vera e cruda, senza censure, come avviene nel brano “Rut”, in cui egli prova ad immedesimarsi in sua moglie. E dall’altra parte Brandon si ritrova ad ammettere la propria impotenza di fronte ad un dramma così grande, ammettere che anche tutta la sua forza di volontà non sarebbe mai potuta bastare. Questa dinamica viene espressa chiaramente nella canzone “Tyson vs Douglas”, nella quale si immedesima nell’imbattuto campione dei pesi massimi Mike Tyson, quando nel 1990 viene sconfitto da un avversario ampiamente dato per sfavorito, James Douglas. «Sei abituato a vincere? / Come ti sei sentito? / Riuscivi a sentire le urla? / É stato irreale / (…) Quanto ci hai messo / a capire che avevi perso?».

Imploding the Mirage, invece, è frutto di un percorso di fede che Brandon e la sua famiglia, hanno iniziato nella loro Chiesa, quando si sono messi a studiare il Nuovo Testamento. Brandon si rende conto che la malattia aveva creato una distanza abissale tra lui e la moglie e, alla luce del tema della riconciliazione dell’Uomo e Dio presente appunto nel Nuovo Testamento, intuisce che per potersi riconciliare con lei avrebbe dovuto farlo prima con Dio, riconoscendosi peccatore e bisognoso.

«Mi sono sentito di non valere niente / Mi sono sentito solo / (…) Mi sono sentito un peccato misterioso / ho sentito il fuoco nelle ossa».

Arrivato a toccare con mano tutta la sua debolezza, raggiunto il fondo della sua miseria, ecco presentarsi misteriosamente il fuoco. Nella canzone “Fire in bone” emerge la possibilità di riscatto da tutto il dolore vissuto, il fuoco, la forza che gli permette di attraversare quel dolore e di ritornare a casa. «Mi stavi aspettando sulla strada /( …) Eccomi qui». Quell’attesa sempre disillusa di un qualcuno che lo salvasse trova qui la sua realizzazione «sono stato chiamato dall’oscurità /ma hai risposto tu».

Ed ora che, come scritto nel testo della canzone “My God”, «quel peso che ti ha trascinato giù è diventato leggero», la partita non si chiude e la domanda si spalanca sempre di più. «Rimuovi la polvere dai miei occhi /(…) Mio Dio dalla tua bocca al mio cuore / Rimani, rimani».

La posizione assunta è quella della continua scoperta, del peccato e della gloria, dell’abbandono e del ritorno; quest’ultimo punto non è un punto di fine, ma un gran punto di luce, il più grande della vita di Brandon Flowers.

Canzoni: Tyson vs Douglas, Rut, Fire In Bone, My God

(Michele Astrua)