Jennifer Aniston è davvero la regina della serialità. E se The Morning Show è ormai la “sua” serie, i panni della giornalista di Alex Levy sono il suo nuovo “abito” artistico. L’attrice californiana, divenuta famosa grazie alle dieci stagioni di Friends, ha finalmente ritrovato un ruolo a cui legarsi e a cui affidare la sua nuova immagine, trasformandosi così da eterna ragazza con la battuta facile a donna di potere, quale in realtà è nella vita reale, essendo tra le 10 attrici più pagate al mondo.



Nella terza stagione di The Morning Show, appena conclusa (tutti i 10 episodi sono ora disponibili su Apple+), Alex affronta le vicende che riguardano la UBA – il network di informazione per cui lavora da anni e che ha contribuito a far diventare un’autorevole voce della vita politica e culturale americana – con il piglio di chi ha deciso di non attendere più passivamente gli eventi. Anzi, ha intenzione di condizionarli, di spingerli verso gli esiti che ha sempre ritenuto di dover perseguire, come giornalista e come donna.



Alex non ha però valutato tutti i possibili imprevisti, tra cui l’incontro con l’affascinante Paul Marks, interpretato da Jon Hamm (il famoso Don Draper di Mad Men). Marks è un ricco imprenditore con la passione dello spazio (possiede una compagnia che organizza voli sperimentali e ricorda in tutto Elon Musk) e ha l’intenzione di acquistare il network. Paul ha qualcosa da nascondere, ma Alex – che inizialmente sembra accorgersi dei pericoli e dei conflitti d’interesse insiti nel nuovo assetto proprietario del gruppo – cade inesorabilmente tra le sue braccia.



Diversamente Bradley Jackson (Reese Witherspoon) e Stella Bak (Greta Lee), l’agguerrita donna che si occupa dei numeri del canale e che in passato ha già subito le attenzioni di Paul, decidono di indagare sulle reali intenzioni del magnate. Senza contare che nella vicenda pesa l’interesse alla vendita di Cory Ellison (il bravissimo Billy Crudup), l’amministratore delegato del gruppo, che cosciente della difficile situazione finanziaria, vede nell’arrivo dei soldi di Paul l’ultima spiaggia per salvare la UBA. Tutto questo groviglio di interessi si dipana in uno dei periodi più difficili della storia politica americana e il network si trova spesso al centro di battaglie culturali e di principio. Così come è già accaduto durante il Covid e poi con l’assalto a Capitol Hill dei fan di Trump, la UBA finisce per avere un ruolo da protagonista nel far trapelare la notizia che la Corte Costituzionale sta per promulgare la sentenza con cui è abrogata la legislazione in vigore sull’aborto.

L’incertezza del momento politico e il conflitto tra gli azionisti peserà non poco sulle sorti della UBA e renderà ancora una volta divergenti gli interessi e gli obiettivi del nostri protagonisti. La serie ha ora una sua storia solida, che dà un senso finalmente alle vicende personali e alle aspirazioni di tanti personaggi. È una storia solida perché è quella dell’America di oggi, con tutte le sue contraddizioni, osservata dal punto di vista del mondo dell’informazione. Un mondo geloso della sua autonomia, messa a rischio dalle acquisizioni dei nuovi ricchi, e dal peso del futuro che incombe, a cominciare dall’intelligenza artificiale.

La nuova stagione è bella e ha superato di gran lunga le incertezze della seconda, che qualche critica l’aveva raccolta. The Morning Show avrà lunga vita, è già una realtà stabile nel panorama del catalogo della Apple+. Merito di un cast importante e, finalmente, di una sceneggiatura coerente e ben scritta.

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