Qualche anno fa, un film bellissimo e non sempre compreso come Zero Dark Thirty di Katherine Bigelow raccontava il lavoro d’intelligence dietro la cattura di Bin Laden e il ruolo contraddittorio delle torture in quel lavoro. Il film viene citato in The Report, opera seconda di Scott Z. Burns che di quel lavoro di intelligence invece rivela il lato oscurissimo.



Tratto da una storia vera, il film racconta infatti dell’inchiesta che lo staff della senatrice Feinstein, guidato da Daniel Jones, conduce per scoprire il modo in cui la CIA abbia fatto autorizzare ed eseguito torture sui prigionieri legati al dopo 11 settembre. Un intrico morale e legale che porta alla luce il lato più orrifico della politica americana.



Che Burns sia soprattutto uno sceneggiatore, e ancora di più uno sceneggiatore televisivo, lo si capisce da come la scrittura sia di continuo supporto al racconto, alla narrazione dei fatti, alla drammaturgia, ma soprattutto per come tratta una materia – quello che potremmo definire come cinema civile – che da qualche anno è appannaggio della serialità tv.

In questo caso, segue i veri dati emersi dall’inchiesta e in parte “redatti” dalle autorità per non far emergere troppi dettagli (il titolo iniziale era The Torture Report, poi opportunamente rimaneggiato) con passo preciso e deciso, alternando l’appassionata ricerca della verità da parte di Jones (un Adam Driver nel terzo ruolo in un anno e nella terza prova da ottimo attore) alla ricostruzione delle decisioni e delle azioni compiute dalla CIA con un ritmo che mozza il fiato (montaggio di Greg O’ Bryant).



Burns convoglia il coinvolgimento degli spettatori e le loro reazioni puntando sui fatti, sulla costruzione degli eventi e non sugli effetti emotivi o sensazionalistici, per quanto le scene di prigionia e la descrizione anche solo verbale delle torture praticate diano la misura claustrofobica (a tal proposito, un film come Unthinkable di Gregor Jordan si concentra solo sulle torture e ne desume il discorso morale che invece qui è alla base del film) della realtà.

The Report è cinema civile come sempre dovrebbe essere: rapido, appassionante, ostinato, arrabbiato, magari non troppo raffinato nella forma (che pure qui non fa una grinza) ma tagliente nel discorso, forse un po’ frenetico – anche per questo, argomenti simili sono sempre più materia per miniserie tv – ma anche efficacissimo. Con un omaggio finale al senatore McCain che è anche un amo alla politica e a chi la fa: mostrando il lato etico del servire il proprio Paese. Senza un filo di retorica, almeno stavolta.