Con la seconda stagione di The Rig – il thriller ambientalista prodotto da Prime Video in Scozia – le cose diventano finalmente più chiare. O almeno cosi credono i nostri protagonisti. Le disavventure capitate alla squadra della Pictor sulla piattaforma petrolifera Bravo nel Mare del Nord non erano il frutto di forze oscure, ma più semplicemente la reazione della natura a tutto ciò che gli esseri umani hanno compiuto in pochi anni.
Il salvataggio dell’equipaggio del capitano Magnus (Iain Glen) e della squadra di scienziati guidati dalla dottoressa Rose (Emily Hampshire) da parte del capo della sicurezza David Coake (Mark Addy) apre due nuovi scenari, impensabili per chi ha dovuto combattere per sei episodi nella prima stagione contro la cupa realtà di una piattaforma oceanica immersa nella nebbia e circondata dal nulla. L’elicottero che li mette in salvo li conduce infatti in un luogo segreto della Pictor nel cuore dell’Artico, presumibilmente in una regione remota della Groenlandia, a pochi passi dal Polo Nord. Già qui è facile intravedere un parallelismo con le recenti e bellicose aspirazioni dell’Amministrazione Trump su questi territori.
Ma anche chi riesce a tornare a casa, in Scozia nei pressi di Edimburgo, non può ignorare i danni del disastro lungo la costa causato dallo tsunami generato dal terremoto. Dopo aver abbattuto le piattaforme petrolifere ha lasciato dietro di sé distruzione e morte anche sulla terraferma. Tuttavia, ora alcune cose sono più chiare. Le perforazioni hanno risvegliato un’entità che alberga nel profondo della Terra – chiamata dai nostri protagonisti “l’antenato” – e che sembra essere la vera responsabile dei grandi cambiamenti climatici del pianeta.
Insomma, la Terra ha una mente e un’anima e tollera solo fino a un certo punto le mire di chi la abita, arrivando a decretarne l’eliminazione. Così come in passato è stato per i dinosauri o altre specie dominanti, ora potrebbe essere giunto il momento dell’uomo, che prima ha estratto petrolio senza limiti e ora punta ai materiali rari trovati in grandi quantità sotto il ghiaccio in via di scioglimento.
I vertici della Pictor vogliono distruggere l’antenato, o almeno credono di poterlo fare, senza sapere con quali conseguenze. La dottoressa Rose, invece, vorrebbe stabilire un dialogo e negoziare i termini di una possibile convivenza. Tutto accade sullo sfondo di un Polo Nord che si sta disgregando, rendendo ancora più angosciante il dramma dell’uomo moderno: vogliamo continuare ancora per un po’ a vivere come abbiamo fatto finora, svaligiando il pianeta, o vogliamo fare pace con la natura e garantire un futuro alle prossime generazioni? The Rig ci aiuta a capire che in gioco ci siamo solo noi e la nostra civiltà. La Terra continuerà a esistere e a seguire la sua corsa infinita nell’universo, in un ordine che, nonostante tutto il nostro sapere, comprendiamo ancora molto poco.
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