Un combat-folk sanguigno, condito da riff e tamburi arrembanti. Un immaginario da neorealismo proletario, senza ombra di retorica o melodramma, zeppo di ironia amara, iconoclastia e slanci di metafisica al dettaglio. Questo sono gli Zen Circus, band pisana che ha scalato i gradini dell’indie-rock italiano diventando una delle band più acclamate della propria generazione”, così viene definita la band toscana dai loro tanti estimatori. Già la scorsa apparizione al concerto del primo maggio aveva esaltato il pubblico, si spera che accada altrettanto anche quest’anno facendo così dimenticare la penosa esibizione al festival di Sanremo, dove anche gli Zen Circus come tutti gli altri gruppi rock hanno abbondantemente deluso. Attivi dalla metà degli anni 90, periodo d’oro del rock alternativo italiano, capitanati da Andrea Appino, inizialmente si facevano chiamare Zen, dopo un primo album autoprodotto, About Thieves, Farmers, Tramps and Policemen (1998), passato piuttosto inosservato, nel 2001 i ragazzi pubblicano Visited By The Ghost Of Blind Willie Lemon Juice Hamington IV, primo progetto a nome Zen Circus, attraverso il quale iniziano a esprimere, seppur in maniera ancora non completamente a fuoco, quelle che sarebbero divenute le caratteristiche peculiari del primo decennio di vita del gruppo che per i primi dischi canta rigorosamente in inglese ispirandosi a gruppi americani come Violent Femmes e Pixies. Tanto che proprio Brian Ritchie dei Violent Femmes produce ill disco Villa Inferno e si esibisce anche dal vivo con loro. E’ del 2009 il primo disco interamente in italiano dall’esplicito titolo Andate tutti a fanculo. Una carriera lunga vent’anni che per adesso si conclude con l’antologia Vivi si muore 1999-2019.



THE ZEN CIRCUS A SANREMO

Noi sul palco dell’Ariston ci sentiamo benissimo, proprio perché veniamo da questa esperienza di 20 anni, ma soprattutto perché non siamo soli. Non parlo degli sbandieratori della prima serata. Parlo delle decine di migliaia di ragazzi che ci seguono da anni, un pubblico che è cresciuto piano piano in maniera molto sana e che è diventato una comunità che non conteniamo più nei club…e infatti faremo il nostro primo palazzetto. È stato tutto molto graduale nel tempo, anche arrivare a Sanremo. Noi su quel palco non ci andiamo per rilanciare una carriera o crearne una. Ma semplicemente per celebrare un compleanno insieme a chi ci ha sempre voluto bene e ci ha permesso di raggiungere quei numeri che non hanno nulla da invidiare al pop italiano” così Andrea Appino ha descritto il motivo per la loro partecipazione al Festival di Sanremo 2019 a NoiseSymphony.



LA MUSICA ITALIANA E THE ZEN CIRCUS

E della scena musicale italiana cosa pensa Appino? “Quello che vedo io oggi è una mescolanza forte con la musica pop italiana fatta bene. Mi sembra che il pop sia entrato nella musica che un tempo chiamavamo indipendente e ne abbia preso possesso. Sempre senza parlare di rivoluzione culturale. La rivoluzione culturale non mi interessa nemmeno, sono un canzonettaro anche io, non sono qui a dire che i nostri dischi hanno migliorato la storia della musica italiana. Canto canzoni del c**o dove parlo delle mie ca**ate, e se questa cosa ha un pubblico e ora ce l’ha, bene, mi bacio i gomiti, m’inchino e umilmente ringrazio. Ma se questa cosa non avesse un pubblico come non lo ha avuto per 15 anni, o perlomeno non un pubblico di questo tipo, così come abbiamo fatto avremmo continuato a farla, facendo meno viaggi e partendo con furgoni più piccoli. Questa credo che sia l’indipendenza. Poi la musica non può essere completamente indipendente, siamo tutti dipendenti da qualcosa, da qualcuno, dai soldi, dalla benzina con cui ci muoviamo”, ha detto sulle pagine di Repubblica.

VIDEO THE ZEN CIRCUS “L’AMORE E’ UNA DITTATURA”

Leggi anche

Orchestra Casadei: quasi cent'anni di successo/ "Romagna mia" e brani iconici da Secondo a Mirko