Fa il verso a Thelma & Louise (epico film – inno drammatico alla libertà femminile – degli anni ’90), ma qui Thelma Post (la vivacissima June Squibb) ha più di novant’anni e le sue esilaranti scorribande le vive sfrecciando per Los Angeles. Lo fa in sella alla rossa motoretta a tre ruote per anziani del suo caro amico Ben, felicemente sistemato in un ricovero di lusso per anziani, in cui invece la nostra indomita protagonista non si rinchiuderebbe mai. Perché è vero che cammina con difficoltà, con il terrore di cadere, ci sente solo grazie all’apparecchio acustico di ultima generazione (che può collegarsi ai cellulari!), e non riesce quasi mai a riconoscere perfettamente chi incontra; ma è assolutamente certa di non poter rinunciare a vivere in piena autonoma a casa sua.



In realtà c’è qualcuno che si occupa di lei, o meglio sta volentieri con l’anziana e simpatica signora: il nipote Danny, un ragazzo venticinquenne senz’arte né parte, oppresso dalle aspettative dei rampanti genitori, che non credono in lui, ma pretendono che diventi ciò che loro desiderano. Invece la nonna gli vuole davvero bene e sa apprezzare le sue doti, anche quella un po’ ovvia di smanettare sul computer, tant’è che alla sua veneranda età anche lei sta imparando a usarlo con una certa disinvoltura. Una nonnina felice, dunque, la nostra Thelma: sicura di sé, ma talmente affezionata al nipote che non riconosce la truffa telefonica con cui le sottraggono ben 10.000 dollari.



I malfattori le fanno credere che quella somma serva per liberare Danny dal carcere, dopo un fantomatico incidente. Imbarazzata e umiliata nell’orgoglio, l’esuberante vecchietta decide di andarsi a riprendere il suo gruzzolo, che non vuole certo regalare ai ladri impuniti. E visto che la polizia non è in grado di fare granché, decide di organizzarsi da sola con l’aiuto di Ben, saggio e fin troppo prudente. Inizia qui una divertentissima avventura costellata da incontri che aprono squarci di vita su anziani felici e protetti in ambienti stimolanti (la casa di cura di Ben in cui Thelma scorrazza con lo scooter) e insieme sull’abbandono di altri vecchi che invece sprofondano nella solitudine e nell’indifferenza generale.



S’intrecciano così peripezie sorprendenti, persino improbabili, da vero film d’azione alla Mission impossible, inframezzate da discorsi seri tra i due protagonisti e i loro amici, affrontati però sempre con leggerezza e con humor intelligente. Una storia essenzialmente comica dunque, che fa sorridere e riflettere su un’età che sta prendendo sempre più spazio nel mondo cinematografico (come non ricordare pure ill recente godibilissimo e insieme profondo Fuga in Normandia?). Forse proprio perché la terza (o quarta?) età sta diventando protagonista nella società attuale, che non sa più far nascere bambini, né è capace di uno sguardo vero sul mondo degli anziani, che tuttavia spesso mantengono una vitalità invidiabile.

Thelma, opera prima di Josh Margolin, si ispira alla figura della vera nonna del regista, che appare nella sequenza finale con tutto lo stupore del suo spirito incrollabile, come quello dei grandi alberi che sta ammirando mentre è in macchina col nipote. Addirittura il bell’appartamento dove vive la protagonista del film è proprio quello della nonna reale che certamente Margolin, autore anche della sceneggiatura, ha voluto omaggiare in questo film.

Che June Squibb abbia recitato in gran parte delle scene senza controfigure, ci mostra che i limiti dell’età ci sono, vanno anche accettati, ma possono essere quasi superati dall’intraprendenza di un “grande spirito”. Sempre naturalmente che non si esageri per cocciutaggine e mancanza di sano realismo, come imparerà a sue spese Thelma, comunque soccorsa e sostenuta dal suo amico Ben, che a sua volta ha qualcosa da imparare da lei. Ma la riflessione più importante e anche coraggiosa del film è quella sul tempo che passa. Sempre evitando i toni drammatici, ma con intelligente e rispettosa leggerezza, il tema della morte viene affrontato proprio da nonna e nipote su richiesta del ragazzo, così affezionato a lei che non vorrebbe mai lasciarla andare.

È stata la fuga dell’anziana a preparare il giovane ad affrontare il destino che è di tutti, o meglio, ad avere il coraggio di parlarne. Davanti alla tomba del nonno, luogo privilegiato di ricordo e di comunione con chi ci ha preceduto e che rimane sempre nel cuore di chi lo ama. Chi ne esce male sono i genitori di Danny, toppo sicuri di sé e resi ottusi, allergici al vero dialogo amoroso, dall’insistita e invadente preoccupazione della carriera. Non riescono a comprendere né l’entusiasmo di vita dell’energica nonnina, né il bisogno di affetto e incoraggiamento del ragazzo timoroso e confuso. E in fondo sembra che non vogliano altro che l’anziana signora attenda in tutta tranquillità il momento finale che non può che avvicinarsi. Invece lei vuole vivere con passione, energia e libertà i giorni che le restano e che nessuno può, né deve permettersi di misurare o peggio organizzare. Anche se i suoi amici coetanei sono già sull’altra sponda oppure, a differenza di lei, non ci sono più con la testa (e magari hanno una pistola in casa che potrebbe far molto comodo a Thelma), la vita va avanti finché il Signore chiama: un bell’inno al rispetto e alla gioia di esistere, che è una iniezione di entusiasmo e di fiducia in tempi confusi come i nostri, sempre meno aperti alla speranza.

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