Dominic Thiem contro il fondo di solidarietà per i tennisti dal ranking più basso. Intervistato dal quotidiano austriaco Kronen Zeitung il tennista, attuale numero 3 della classifica Atp, ha dichiarato in maniera esplicita e senza timori di fraintendimento il suo parere contrario al progetto sul quale ATP, WTA, ITF e i quattro Slam stanno lavorando. Si chiama Player Relief Fund, e consiste nello stanziamento di 9 milioni di dollari per aiutare i giocatori che gravitano tra le posizioni numero 250 e 700 del ranking. Con l’emergenza Coronavirus chiaramente i tennisti meno affermati faticano molto più dei big: questo è pacifico, anche perché i Federer e i Nadal (che per di più insieme a Novak Djokovic hanno lanciato l’idea del fondo) possono “godere” degli introiti che derivano dagli sponsor oltre ai ricchissimi montepremi incassati nel corso della carriera. Di conseguenza, la sosta forzata nel mondo del tennis inficia meno le loro finanze rispetto invece al tennista che sguazza tra Future e Challenger, e che in mancanza di match ufficiali si trova maggiormente in difficoltà.
Del tema si era preoccupato in prima persona Patrick Mouratoglou, allenatore di Serena Williams e fondatore di un’accademia vicino a Nizza: il franco-greco aveva denunciato per primo la condizione dei tennisti “minori” chiedendo esplicitamente alle varie organizzazioni di fare qualcosa in merito. Poco dopo si era mosso in prima persona organizzando la Ultimate Showdown Tennis: tecnicamente è in calendario per metà maggio, anche se non è detto che si possa effettivamente giocare. Ad ogni modo Mouratoglou ha davvero avviato qualcosa, perché ora il Player Relief Fund è oggetto di discussione; Thiem però non ci sta, tanto da dire “non vedo perché dovrei regalare loro dei soldi”. Poi, giusto per non andare incontro a fraintendimenti e non passare per “l’Adebayor del tennis”, ha aggiunto che “preferisco fare donazioni a persone o istituzioni che ne hanno davvero bisogno”. Ora, la domanda che nasce spontanea è: perché l’austriaco non vuole aiutare i suoi colleghi che, a differenza sua, faticano di più nell’affrontare l’emergenza Coronavirus?
THIEM VS FONDO DI SOLIDARIETA’ NEL TENNIS
Sono due gli assunti dai quali parte Thiem: il primo è di natura “comportamentale”, perché il numero 3 Atp ha ricordato di aver passato due anni nel circuito Future e di aver incrociato giocatori che “non danno tutto per il tennis e sono poco professionali”. Un esempio? Alla fine del 2019 un certo Artem Bahmet si era presentato a Doha perdendo 0-6 0-6 e senza nemmeno fare un punto. Era venuto fuori che l’ucraino non fosse nemmeno un giocatore ma un manager che, d’accordo con il suo assistito, fosse sceso in campo per incassare una forte vincita dalle scommesse. Il secondo motivo per il rifiuto di Thiem è squisitamente “sportivo”, e da questo punto di vista ci sentiamo se non altro di condividere il concetto: “Nessuno dei top player ha ricevuto tutto in dono, ce lo siamo dovuti sudare” ha affermato, aggiungendo che nessun lavoro garantisce di guadagnare tanti soldi in un giorno e che nessun giocatore muore davvero di fame, nemmeno quelli con un ranking più basso.
E’ il solito discorso sulla meritocrazia: non ci sentiamo di dire che Thiem sia egoista o che guardi solo al proprio orticello, qui il concetto è sicuramente diverso e riguarda il fatto che, come del resto lui stesso ha ben spiegato, i tennisti che attualmente sono ai vertici della classifica Atp e “tirano” il movimento sono dovuti passare da tornei minori, scalando la classifica e facendosi le ossa per pochi euro, fino poi ai contratti milionari e alle vittorie che però sono passati attraverso i risultati del campo. Specialmente perché davvero il tennis è uno sport il cui sistema non permette regali o favoritismi: se sei forte vinci e guadagni posizioni nel ranking aprendoti la strada ai grandi tornei, in caso contrario il cammino è più lungo. Vale per tutti: al massimo si potrebbe disquisire sul talento e la genialità con cui Federer è stato baciato dalla sorte, ma anche lo svizzero per diventare il Re ha dovuto sudare e ci sono stati momenti in cui non riusciva a battere le sue nemesi (dice niente il nome David Nalbandian?). Ecco: da questo punto di vista, Thiem non dice nulla di sbagliato. Certo, mancherebbe tutto il tema degli aiuti federali: questo però appare un argomento ancora diverso che riguarda in particolar modo gli inizi…